La Stampa, 9 ottobre 2021
Referendum per l’eutanasia depositate 1,2 milioni di firme
«Nessuno vuole morire, anche chi è in gravi condizioni, ma credo che quando la sofferenza è talmente grande e terribile, ognuno abbia il diritto di dire basta». Le parole di Mina Welby, vedova di Piergiorgio, divenuto il simbolo per chi è costretto a prolungare la propria esistenza contro la propria volontà, hanno preceduto il deposito in Corte di Cassazione del milione e 200 mila firme raccolte a sostegno del referendum sull’eutanasia legale. La donna ha anche aggiunto: «Non è sempre necessaria l’eutanasia e questo lo voglio dire al Vaticano: a mio marito non è stato fatto il funerale nonostante la sua morte non fosse eutanasia. Era semplicemente l’interruzione della sua ventilazione artificiale, divenuta per lui insopportabile».
È stato Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni a presentarsi ieri mattina al «Palazzaccio» a Roma per compiere il deposito formale delle sottoscrizioni. In piazza Cavour, con lui, i volontari del comitato referendario che in questi mesi si sono impegnati nella raccolta delle adesioni. Non sono mancati momenti di tensione: Mario Adinolfi, fondatore del Popolo della Famiglia, si è avvicinato al gazebo dei referendari in piazza Cavour per protestare. Ha urlato ai promotori: «State imbrogliando. State imponendo un diktat per cui dovremmo essere tutti contenti di essere liberi di suicidarci. La Corte Costituzionale non potrà mai dare il via libera a questo referendum. L’eutanasia non potrà mai essere fatta per referendum, ma solo per legge». Cappato ha replicato: «Quella di Adinolfi è una iniziativa di parassitismo mediatico. Apprezziamo il fatto che sia riuscito a svegliarsi in tempo per venire qui». L’ex parlamentare è stato fatto allontanare e identificato dalle forze dell’ordine.
Alla manifestazione era anche presente Valeria Imbrogno, compagna di Fabiano Antonioni, Dj Fabo, morto in Svizzera con il suicidio assistito il 27 febbraio del 2017. Il comitato dei promotori ha spiegato che delle oltre 1,2 milioni di firme, raccolte da più di 13 mila volontari in 6 mila tavoli di raccolta in oltre mille Comuni, quasi 400 mila sono state online. «Oltre un milione e duecentomila cittadini italiani chiedono che si possa decidere di non dover più imporre contro la volontà del malato la sofferenza come una tortura insopportabile». —