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 2021  ottobre 09 Sabato calendario

Brescia chiede l’archiviazione per Greco

Nessun immobilismo, nessuna decisione arbitraria di non avviare le indagini sulla presunta loggia massonica “Ungheria”. La procura di Brescia ha chiesto così l’archiviazione per il procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco, indagato da luglio per omissione di atti d’ufficio per il caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara, consulente di Eni, che, all’interno dell’indagine sulla presunta corruzione internazionale in Nigeria a carico della società petrolifera (finita in un’assoluzione), aveva parlato di una presunta “loggia Ungheria” di cui avrebbero fatto parte illustri personaggi di Milano e non. Una nuova massoneria, secondo Amara, che muoveva interessi e nomine.
Il pm milanese Paolo Storari aveva spinto in procura a Milano affinché venisse aperta un’indagine su questa vicenda, ma evidentemente Greco non aveva ritenuto che ci fossero le basi, ritendo Amara non attendibile, o che i tempi non fossero probabilmente maturi per un approfondimento (tecnicamente, Greco non può aprire fascicoli in quanto capo della procura, ma deve affidare ad un pm l’indagine. Pertanto, anche sul piano formale, l’accusa risulta immotivata).
Storari, entrando così in conflitto con il procuratore capo, ha quindi chiesto ufficiosamente un intervanto all’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo, muovendosi in modo irrituale e girando al collega romano le carte di questo interrogatorio in cui sarebbe emerso il racconto della loggia. Da quel momento i dettagli su questa possibile loggia sono stati pubblicati dai media.
È quindi partita un’indagine interna, per capire chi avesse inviato i documenti e denunciato il comportamento dei colleghi, favorendo così la pubblicazione di atti secretati. In pochi giorni la polizia giudiziaria ha ricostruito l’accaduto. Così Storari è stato indagato e ascoltato dalla procura di Roma per rivelazione del segreto d’ufficio.
Ma subito dopo anche Greco è stato indagato per omissione di atti d’ufficio dalla procura compentente su Milano, quella di Brescia. La vicenda su Amara si è dunque trasformata in una battaglia fra correnti dentro la procura milanese, e più in generale fra parti della magistratura italiana.
Ieri un primo chiarimento, con un punto fermo: la posizione di Greco è stata archiviata dal suo collega Francesco Prete, con il pm Donato Greco.
Sono state intanto chiuse le indagini per l’ex consigliere del Csm Davigo, per il pm Storari e per l’aggiunto Fabio De Pasquale e per il pm, ora alla procura europea, Sergio Spadaro.
De Pasquale e Spadaro risultano coinvolti in una vicenda parallela: sono stati accusati da Storari di aver nascosto prove che potevano essere utili agli avvocati di Eni, in cui emergeva una tentata corruzione di Amara. Questa rivelazione avrebbe permesso ad Eni, secondo Storari, di comprendere meglio i comportamenti opachi del loro consulente, rivalutando eventualmente le sue ricostruzioni e le sue accuse. De Pasquale e Spadaro sottolineano invece di aver ricevuto queste registrazioni da Roma e non di averle acquisite durante le proprie indagini, e pertanto di non aver potuto inserire il materiale nel loro fascicolo. Entrambi sono accusati per omissione di atti di ufficio.
La vice di Greco, Laura Pedio, è invece ancora indagata per la stessa vicenda che ha visto coinvolto Greco.