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 2021  ottobre 09 Sabato calendario

Periscopio

Il Presidente della Repubblica rappresenta l’unità nazionale anche quando le forze politiche sono in guerra e il Presidente Mattarella ha interpretato questo ruolo benissimo come pochi. Sempre. Paolo Panerai. ItaliaOggi.

Roberta Lombardi del M5s, proclama «È ora di eleggere un presidente della Repubblica giovane». Le dicono che cinquant’anni li deve comunque avere, e lei: «E dove sta scritto?». All’articolo 84 della Costituzione, banalmente. Edoardo Albinati, scrittore. (Nicola Mirenzi) Huffington Post.
Quando si arriva a evocare, come ha fatto Enrico Letta, lo spettro del nazismo significa che si teme la democrazia delle urne. Alessandro Sallusti. Libero.
Enzo Bettiza paragonava l’Italia irizzata e pansindacalista degli anni 70 non a un paese sovietico ma alla Finlandia, a metà strada fra i due blocchi. Oggi l’Iri non c’è più. Aldo Cazzullo. Corsera.
Conte ce l’aveva fatta, proprio perché nessuno lo prendeva sul serio e l’Italia aveva bisogno di un antidoto, di un antiveleno. Lo trovò in quel formalismo coltivato come un tic nervoso, con le giacche di sartoria, la colonia al limone, la lacca nera sui capelli, i gemelli ai polsi, la geometria della pochette a quattro punte. Insomma la cura di se come ossessione psicosomatica. Francesco Merlo. Repubblica.

La ricercatrice Amalia Bruni in Calabria, avendo al suo fianco certi revenant del vecchio apparato Pd sarebbe insopportabile se, dall’altra, non ci fosse una delle destre più indecenti mai viste. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.
L’area di centro era presidiata da Forza Italia. Ma oggi, anche se Silvio Berlusconi sembra ringiovanito, il partito è distante anni luce da quello che è stato. E l’area dove si colloca l’elettore moderato ha come riferimento un pulviscolo di partitini. Manca un soggetto aggregatore per un polo di centro. Questo spazio potrebbe essere quello della Lega governista seppur sempre populista. Come lo era del resto con Bossi. È il bivio davanti al quale si trova Salvini, deve decidere che fare da grande. Paolo Becchi, filosofo dell’università da Genova. (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

Meloni avrebbe dovuto candidarsi a Roma e diventare sindaca della Capitale. Una poltrona che garantisce rapporti internazionali, con altri sindaci del mondo e soprattutto con il Vaticano. Tutti i grandi leader hanno fatto il sindaco. Salvini, invece, candidandosi a sindaco di Milano, e vincendo, avrebbe trovato l’occasione per il suo grande riscatto. E se pensiamo al successo di Occhiuto in Calabria, anche nel ricordo di Santelli, il Centrodestra avrebbe fatto l’en plein. Luigi Bisignani (Alberto Maggi). Affari italiani.
Il centrosinistra che canta vittoria. Sicuro? Perché un conto sono Sala a Milano e Lepore a Bologna, ma se si va oltre le percentuali, le performance di Gualtieri a Roma e del segretario Letta a Siena dovrebbero far suonare forte un allarme al Nazareno. Gualtieri ha incassato 299mila preferenze, nel 2016 l’allora candidato sindaco del Pd Giachetti ne ottenne 325mila al primo turno. E il Pd romano passa da 204mila voti del 2016 a 166mila oggi. Davide Nitrosi. QN.

Gli ostruzionisti, incaricati di bloccare i lavori in Parlamento con interminabili interventi, entravano, baldi come mirmilloni, e uscivano barcollanti ore dopo, trascinandosi alla buvette per un grappino. Un po’ brilli, gli onorevoli, ambosessi, si disinibivano. Diverse erano le coppie clandestine che si allontanavano furtive tra i meandri del Palazzo. I più finivano nella Corea, immenso corridoio periferico, buio e isolato, ma dotato di morbidi divani. Talvolta, il volume dei sospiri attirava la curiosità e gli amanti erano sorpresi tra frizzi e lazzi. Il pettegolezzo si diffondeva e l’eco si prolungava per l’interra legislatura. Giancarlo Perna: “Ring”. Guerini e Associati.
Il processo va riformato dalle fondamenta, a cominciare dai presupposti per iniziare l’azione penale, che oggi è affidata all’arbitrio dei pubblici ministeri svincolati da ogni responsabilità. La riforma Cartabia? Il minimo sindacale per rispondere alle richieste dell’Europa e per intercettare i fondi del Pnrr, ma da sola non basta. Carlo Nordio, già procuratore aggiunto di Venezia. (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

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Il Visconte François-René de Chateaubriand ebbe una vita curiosa, per certi versi molto moderna. Nato “destro”, nel 1789 si innamorò, come tutti i giovani, dei “sinistri” giacobini, poi, appena capì che erano dei birbanti (se non la pensavi come loro, semplicemente ti ghigliottinavano) fuggì. Gran parte della sua famiglia e dei suoi amici e precettori persero la testa, solo perché “destri”. Infine i “sinistri” si accopparono fra di loro, e tolsero il disturbo. Quando tornò in Francia, al potere c’era un certo Napoleone Bonaparte, un “destro” che si spacciava per “sinistro”. Quando il Visconte scoprì che costui era come i giacobini tagliateste, diede le dimissioni dall’esercito e dalla diplomazia e scappò di nuovo. Infine, eliminato Napoleone, tornarono i Borboni, tipici “destri illiberali”, e tornò pure lui. Fu ambasciatore a Londra. Curiosamente diventerà celebre, nei secoli dei secoli, non per i suoi meriti politici, e neppure letterari (fu un grande scrittore e un poeta raffinato) ma solo grazie al suo chef che sperimentò una cottura innovativa di una parte pregiata del manzo, al quale darà il suo nome. Riccardo Ruggeri. ItaliaOggi.

«I miei nervi erano al punto di rottura. Avevo molta paura. Ho saltato il Muro e sono entrato in macchina. In tre, quattro secondi era tutto finito», dirà, laconico, il caporale Schumann, Germania dell’Est. La sua sarebbe una storia come tante (sono migliaia i berlinesi che ci hanno provato e ci proveranno ancora fino al 1989, con tutti i mezzi, anche i più fantasiosi). Se il salto verso la libertà del caporale Schumann non fosse avvenuto a favore di reflex. Leibing, il fotoreporter di agenzia, aveva intuito le intenzioni del soldatino e lo inquadrò proprio nel momento del salto, scattando una foto che diventerà storica e acquisterà un forte valore simbolico, propagandistico: neppure i custodi del Muro volevano stare dentro al Muro. Preferivano l’altro mondo, il nostro. Maurizio Pilotti, Libertà.
C’è gente così stupida che ti fa dubitare che lo sia davvero. Roberto Gervaso, scrittore.