Corriere della Sera, 8 ottobre 2021
Francesca Michielin per andare a Sanremo è passata per lo psicologo
Per scrivere «Nei tuoi occhi», brano in uscita oggi che fa parte della colonna sonora di Marilyn ha gli occhi neri, Francesca Michielin si è messa nei panni di Stefano Accorsi, il protagonista maschile: «È un personaggio fragile e vulnerabile, non calcolatore. E io volevo stare dalla parte di chi non ha difese». Con una ballata avvolgente che si lega al tema musicale del film, è entrata nella pellicola di Simone Godano, storia d’amore fra due persone emarginate in un centro di rehab: «Nel testo non c’è nessun rimando alla loro situazione per mostrare che il loro sentimento non ha nulla di diverso o inferiore rispetto agli altri».
Il tema della salute mentale è uno dei tanti argomenti in cui Michielin, 26 anni, non esita a farsi sentire: «Per fortuna se ne parla perché ci sono tanti concetti da sdoganare. Quello dello psicologo, ad esempio. Solo l’altro giorno un mio amico mi ha scritto che l’idea di andarci gli sembra un fallimento, mentre dovremmo andarci tutti e tutte». Francesca racconta che in terapia ci va da anni: «Ho iniziato dopo X Factor, anche se non in modo continuativo. All’inizio non lo dicevo, ora non ho problemi a parlarne perché ne sono fiera, visto che mi sto facendo del bene. Tante cose, senza questo aiuto, non sarei riuscita ad affrontarle». Per esempio? «Andare a Sanremo durante una pandemia, dopo un anno a casa. Ero bloccata e avevo l’ansia di rimettermi in gioco».
Ormai un decennio di carriera alle spalle, la cantautrice vicentina racconta di sentirsi «molto cambiata» rispetto agli inizi, pur conservando inalterata la curiosità e la voglia di uscire dalla comfort zone. Così, accanto alla musica, nel suo podcast «Maschiacci» (arriverà presto la seconda stagione) si chiede per che cosa lottano oggi le donne e prossimamente condurrà dei documentari su Sky Nature. Uno spirito femminista, attivista ed ecologista che coltiva anche sui social, in barba agli hater: «Ce ne sono stati, certo. Commentavano sopratutto il mio corpo e il mio peso perché da quando avevo 16 anni, ovviamente, è cambiato tantissimo. C’è sempre chi si permette di dirti che sei troppo magra o che sembri incinta o hai le tette rifatte se magari è solo un giorno in cui hai il ciclo. Una volta ci rimanevo male, oggi me ne frego. Ho fatto un percorso, ho capito che avevo bisogno di nutrirmi e avere energia, ho trovato l’attività sportiva che mi piace. Così il rapporto con il mio corpo è migliorato, gli voglio bene e sono più libera, anche di mostrarmi ogni giorno diversa».
Di Fedez, con lei al Festival, racconta che è estremamente sensibile: «È diretto, sa ascoltarti e non ha problemi a mostrarsi per quel che è. Un meraviglioso esempio di mascolinità non tossica». Anche questo tema le sta a cuore: «Lo approfondirò nel podcast, questa volta non inviterò solo donne, ma anche uomini e persone non binarie». Oltre le categorie, come ha scelto di fare X Factor: «Speravo lo facessero. Siamo abituati all’eteronormatività, ma va data pari dignità a tutti». Michielin racconta di aver iniziato a interrogarsi sull’inclusività fin da piccola: «In Veneto non era semplice. Ho partecipato al primo Pride alle superiori, cercando di mettermi in ascolto. E oggi concetti come la fluidità o l’essere queer, non darsi schemi né etichette, sono fondamentali per rivendicare una cosa bella e cioè che ci si innamora di una persona, prima del fatto che sia uomo, donna o non binary». Lei si sente così? «Io ancora non so, ma quel che ho capito è che l’amore è uno».