il Fatto Quotidiano, 8 ottobre 2021
Grande Fratello Ilva: “Segnalate chi parla male dell’azienda”
Proteggere l’azienda da danni economici e di immagine denunciando i colleghi. In forma anonima. È l’ultima comunicazione inviata ai lavoratori dai vertici di Acciaierie d’Italia, la joint venture tra ArcelorMittal e Stato italiano che gestisce l’ex Ilva di Taranto. Nella missiva, l’azienda ha chiesto ai dipendenti di segnalare “qualsiasi comportamento scorretto, irregolarità, frodi o violazioni anche potenziali del codice di condotta aziendale”. Insomma basta il sospetto. In cambio offre il massimo riserbo ai segnalanti per proteggerli “da qualsiasi forma di ritorsione”.
Le denunce anonime diventano un coltello alla gola dei lavoratori
Il sistema denominato whistleblowing, denunce di irregolarità, è adottato in numerose aziende e mira a tutelare i deboli di fronte ai soprusi dei forti all’interno dei luoghi di lavoro, ma tra le ciminiere e gli impianti della fabbrica di Taranto, lo stesso strumento è apparso immediatamente come il nuovo coltello alla gola dei lavoratori per via dei diversi provvedimenti disciplinari che la gestione Arcelor ha varato dal suo arrivo nel 2018. Una nemesi insomma.
Anche sui social la notizia è stata immediatamente bollata come il nuovo strumento in mano all’azienda per controllare gli operai ed evitare nuove bufere mediatiche. “Va a finire – scrive un utente tra i commenti – che le perdite economiche finanziarie dipendono dai post degli operai”. Alla mente di molti, infatti, è tornata la storia di Riccardo Cristello, 45enne impiegato tecnico, licenziato da ArcelorMittal dopo la pubblicazione di un post su Facebook ritenuto altamente lesivo dell’immagine aziendale. A reintegrarlo dopo 4 mesi, è stato il tribunale che ha accolto la tesi difensiva del suo avvocato e dell’Usb che lo ha accompagnato nella sua battaglia per ottenere nuovamente il suo lavoro. In quella occasione, ArcelorMittal aveva ritenuto un danno alla sua reputazione le parole del lavoratore che invitava i follower a guardare la fiction con Sabrina Ferilli che interpretava il ruolo di una madre in lotta contro una fabbrica le cui emissioni avevano fatto ammalare la piccola figlia. Per i giudici, però, quelle parole facevano riferimento alla precedente gestione targata Riva. Del resto, per tutta l’Italia, quella serie televisiva, era proprio il racconto romanzato del “caso Taranto”. Per i nuovi padroni dell’acciaio, però, non era così. Decisero di punire con la sanzione più alta il lavoratore e solo l’intervento della magistratura li ha costretti a reintegrarlo. Un’interpretazione, quindi, era bastata ai vertici aziendali per cacciare un dipendente. La paura di migliaia di famiglie, da ieri, è che le segnalazioni possano essere usate alla stessa maniera. “Ora l’Ilva sta cercando di fare in modo che queste persone non possano più fare una foto, altrimenti verrebbero segnalate dai propri colleghi”, ha commentato un altro utente. Una sorta di spionaggio tra poveri, insomma: un modo per insinuare il sospetto, dividere i lavoratori e controllare tutto. Ma sui social c’è anche chi pone interrogativi più pungenti: “E per le segnalazioni di non conformità delle macchine e della sicurezza sul lavoro? Si può segnalare?”. Non sono poche, infatti, le foto che dall’interno della fabbrica sono state inviate ai media per denunciare le condizioni in cui i lavoratori dell’acciaieria ionica sono costretti a lavorare.
L’allarme dei sindacati e la nuova tranche di cassa integrazione
Cosa accadrà a chi segnalerà abusi e scorrettezze imposte da capi e capetti in nome della produzione? Se lo chiedono anche i sindacati metalmeccanici, che da tempo denunciano una serie di criticità presenti su alcuni impianti che pregiudicano le condizioni di sicurezza dei lavoratori. E intanto, sul fronte sindacale, si è aperto per i metalmeccanici un nuovo fronte: nell’ex Ilva infatti da ieri è fermo l’Altoforno 4 con una previsione di inattività di 24-36 ore. Secondo fonti sindacali interpellate dall’Ansa, il fermo potrebbe essere causato da una mancanza temporanea di minerali. I sindacati prevedono che, dopo il primo turno, dovrebbe fermarsi anche l’Altoforno 1 fino alla giornata di sabato, giorno in cui potrebbe essere interessato da una fermata l’Afo2. Acciaierie d’Italia però ha smentito che le fermate temporanee degli altoforni dello stabilimento “siano dovute alla mancanza di materie prime” e ha precisato che “sono dovute solo a motivi impiantistici”. E sempre da ieri, infine, dalle aree ghisa e acciaierie sono partiti gli incontri per fare il punto sulla nuova tranche di cassa integrazione ordinaria che l’azienda ha fatto partire dallo scorso 27 settembre, per 13 settimane e un numero massimo di 3.500 lavoratori.