Corriere della Sera, 7 ottobre 2021
Il mercato aperto è indigesto a Xi
L’11 dicembre del 2001 è una data che l’economia del mondo deve registrare come storica. Segna l’ingresso della Repubblica Popolare Cinese nella Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio. Cioè l’entrata a pieno titolo del gigante asiatico nel sistema economico globale. Da allora, la sua crescita è stata poderosa. In due decenni l’economia della Cina è passata da un Pil di 1.200 miliardi di dollari a 14.700 miliardi. Dal quattro a più del 17% del Pil globale. Un’ascesa che ha cambiato il mondo. La promessa di Pechino nel 2001 era che in 15 anni la Cina sarebbe diventata a tutti gli effetti un’economia di mercato, con regole e comportamenti allineati con il resto dei Paesi della Wto. Dopo una polemica con Stati Uniti e Ue sul raggiungimento o meno di questo obiettivo, nel 2018 la Cina ha ritirato la pretesa di esserlo diventata. Ora, due organizzazioni indipendenti, l’Atlantic Council e il Rhodium Group, hanno sviluppato uno strumento per misurare la vicinanza del sistema economico cinese a quelli delle economie avanzate, chiamato China Pathfinder. Il risultato complessivo dell’analisi dice che «nonostante alcuni progressi durante lo scorso decennio, nel 2020 la Cina rimane lontana dalle caratteristiche tipiche delle economie a mercato aperto». Molto al di sotto delle condizioni che aveva accettato quando entrò nella Wto. Il Paese «si attesta ultimo in cinque dei sei settori del China Pathfinder quando viene confrontata con le economie di mercato». L’unica area nella quale è al livello dei Paesi avanzati è l’apertura commerciale (ma solo nelle merci, non nei servizi). Alcuni esempi. Nel campo del credito, solo l’1,3% degli asset delle banche in Cina è controllato da istituti esteri, contro, per dire, il 50% nel Regno Unito, l’11,7% medio nei Paesi avanzati, il 6% in Italia. In una scala da zero a sei che misura il peso delle aziende di Stato, la Cina arriva a un sei pieno, paragonato all’1,2 degli Stati Uniti o al 3,1 dell’Italia. La Ricerca e Sviluppo cinese collabora con entità estere per una cifra pari allo 0,6% del Pil del Paese: nel Regno Unito per il 17,1%, in Italia per il 9,8%. E per tutta una serie di altri indicatori la Cina è lontana dall’essere un’economia aperta. Negli scorsi cinque anni, era di Xi Jinping, la situazione è peggiorata: imprese meno libere, chiusura improvvisa di interi settori di business, nazionalizzazione di dati.