6 ottobre 2021
Leggi razziste o leggi razziali?
Associazione “Popolo Sovrano”
LEGGI RAZZIALI, NON RAZZISTE: DRAGHI VITTIMA DI UN FALSO STORICO
Una pessima vulgata storica, per decenni sfruttata per fini politici ed elettorali, continua a mietere vittime. Stavolta è toccato a Draghi, illustre e stimato capo del governo italiano, che l’ha sparata grossa: “le leggi del ’38 furono razziste, non razziali”.
Qualche tempo prima, una delle poche sopravvissute al campo di sterminio di Auschwitz si è lascata sfuggire una dichiarazione con cui neppure si avvede di offendere Italia ed italiani di un orrore a cui Italia ed italiani furono non solo del tutto estranei, ma per lo più dissenzienti. Riferendosi alle leggi razziali italiane del 1938, la signora ha dichiarato “ a quelle leggi sono poi seguite le camere a gas”.
Persino un notissimo e valentissimo giornalista, amante della Storia, in chiusura di una trasmissione dedicata proprio alle Leggi razziali del ’38, si è lasciato sfuggire una espressione parimenti offensiva per Italia e italiani: dopo il 1938, “per gli ebrei non ci fu più scampo”.
È come se qualcuno accusasse gli spagnoli di giudeicidio, perché, dopo la cacciata degli ebrei nel 1492, è successo Auschwitz!
Il fatto preoccupante è che la stragrande maggioranza delle persone ha in testa esattamente questo cortocircuito, la confusione tra le leggi razziali italiane del 1938 e la decisione dei nazisti, del 1942, di eliminare tutti gli ebrei dell’Europa da loro occupata.
Chi conosce la Storia, o chi ha avuto la fortuna di leggere l’ultimo mio libro (2020) “Giudeicidio – Chi, quando, che cosa sapeva? Fu Indifferenza?“(reperibile su internet), sa bene quali fatti inquadrano la questione:
1) Dal 1922 al 1938, per 16 dei 21 anni della sua durata ( i tre quarti del ventennio), il Fascismo ha trattato gli ebrei come normali cittadini italiani. Molti ebrei sostennero e parteciparono alla nascita del Fascismo, e durante il regime occuparono posti di responsabilità. Nonostante che gli ebrei fossero solo ca 40 mila su una popolazione italiana di ca 40 milioni (cioè 1 per mille), i docenti universitari ebrei erano il 7% (cioè 70 per mille).Ergo, per 16 anni persino privilegiati!
L’analisi delle ragioni che indussero il Fascismo a cambiare atteggiamento verso gli ebrei italiani rimanda alle note sanzioni economiche che colpirono l’Italia dopo la guerra coloniale del 1936. Il capo del governo italiano invitò ripetutamente Francia, Gran Bretagna, Usa e persino le potenti associazioni ebraiche mondiali perché le sanzioni fossero ritirate. Nessuno si avvide che, mantenendole, si spingeva l’Italia “nelle braccia di Hitler”, come scrisse Churchill, dato che la Germania fu l’unica potenza a non applicarle.
2) Nel ’38 gli ebrei furono discriminati non perché di razza inferiore, quindi non per razzsimo, come volgarmente si crede, ma tutt’al contrario. Basta leggere scriveva il 26 luglio 1938 il “Comunicato Emesso Dalla Segreteria Politica Del Partito Nazionale Fascista Dopo La Pubblicazione Del Manifesto …“Il Fascismo E Il Problema della Razza”: “…gli ebrei… si considerano da millenni, dovunque e anche in Italia, come una <razza> diversa e superiore alle altre, ed è notorio che nonostante la politica tollerante del Regime gli ebrei hanno, in ogni Nazione, costituito – coi loro uomini e coi loro mezzi – lo stato maggiore dell’antifascismo.”
Più chiaro di così? Se l’antiebraismo è spuntato fuori all’improvviso nell’ultimo fascismo, questo è di natura esclusivamente politica, per via di un presunto antifascismo, non certo di natura biologica, stante che addirittura il Fascismo accusava gli ebrei di considerarsi superiori. Avete mai letto una simile critica nei discorsi o negli scritti di Hitler?
3) Dal ’38 al 25 luglio 1943, soprattutto dopo l’inizio della guerra, ad opera dei compagni di merende Hitler e Stalin, che invasero e si spartirono la Polonia, gli ebrei che riuscivano a fuggire dai territori occupati dai nazisti, cercavano rifugio in quella Italia dove vigevano le leggi razziali!!! Incredibile ma vero! E Mussolini aveva chiesto ed ottenuto da Hitler che nessun ebreo, se cittadino italiano, fosse toccato, persino se residente in Germania! Gli ebrei sapevano bene che, al di là delle discriminazioni delle leggi del 1938, rimodulate in continuazione, in Italia potevano vivere sicuri, svolgere professioni private (escluso giornalismo e notariato), organizzare scuole private, svolgere attività commerciali. Spacciare questo status, criticabile quanto si vuole, per l’anticamera di Auschwitz, è quanto di più disonesto ed antistorico si possa immaginare. Eppure è la vulgata dominante!
Fino al 25 luglio 1943, gli ebrei sono stati protetti dal fascismo classico (non quello repubblichino, ormai alle totali dipendenze dei nazisti): non un solo ebreo è stato consegnato ai nazisti, che li reclamavano in continuazione. La prova viene nientemeno che da Adolf Eichmann, il quale se ne lamentava: “non si può collaborare con gli italiani. Manca loro il minimo d’onestà necessario”! Miglior riconoscimento non poteva venire all’Italia ed agli italiani. Peccato hanno interessi contrari.
4) Nel 1938, e fino alla fine del 1941, neppure il nazismo parlava o pensava di sterminare gli ebrei. Lo dimostra il fatto che, da quando Hitler ha preso il potere, nel 1933, ha fatto di tutto per indurre gli ebrei a lasciare la Germania: ben 450 mila su 600 mila ebrei di Germania ed Austria lasciarono questi paesi. Laddove Hitler avesse concepito da subito l’idea di sterminare gli ebrei, non li avrebbe indotti a fuggire, ma al contrario, come fece l’ultimo nazismo, li avrebbe tradotti da tutta Europa nei campi di sterminio.
Tanto chiarito, confidiamo nel rinsavimento di Draghi. Non si tratta di essere fascisti o comunisti, antifascisti o anticomunisti, ma di cominciare una buona volta ad essere semplicemente storici seri.
Fausto Carratù
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