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 2021  ottobre 06 Mercoledì calendario

In Gran Bretagna i fornitori di energia falliscono

Una mattina di metà settembre in Scozia circa 350mila famiglie si sono svegliate senza elettricità. Il loro fornitore, l’operatore People’s Energy, innovativa utility nata con una raccolta fondi su internet, ha chiuso i battenti nella notte. Il nome non ha portato molta fortuna. Quella della società elettrica scozzese è solo uno di tanti casi: nel Regno Unito piccole utility stanno fallendo a catena e a oggi quasi 2 milioni di famiglie sono rimaste senza un fornitore di elettricità e gas. Pochi giorni fa altre tre aziende hanno alzato bandiera bianca: Igloo Energy, che riforniva 179mila famiglie; Symblo Energy, con 48mila clienti, e la piccola Enstroga, che ne contava 4mila. Non saranno le ultime. Nel giro di poche settimane, nel mese di settembre, hanno chiuso i battenti una decina di società energetiche. Sono tutte aziende proliferate come funghi sulla scia della liberalizzazione del mercato, iniziata negli Anni ’80 con Margaret Thatcher. I default a catena sono la conseguenza dei rincari monstre dell’energia all’ingrosso, che colpiscono in tutta Europa (e gran parte del mondo). In Gran Bretagna, strette tra prezzi alle stelle e tetti alle tariffe, molte utility hanno visto crollare anche del 20% i margini, già sottilissimi. E semplicemente non hanno resistito all’impatto, troppo veloce e violento. Il mercato libero inglese si gioca su scarti risicati e la scossa tellurica delle ultime settimane ha fatto saltare il sistema. Gli operatori più piccoli stanno fallendo a raffica. Il più caso più eclatante è stato quello della Avro Energy, che contava 580mila clienti. Per le famiglie, trovatesi all’improvviso senza elettricità, è scattato il salvagente pubblico. L’ente pubblico Ofgem, garante dell’energia, ha riprotetto tutti i clienti rimasti “orfani” riassegnandoli ad altri operatori. In molti altri casi il problema è “solo” il forte rincaro delle bollette. 
La fragilità del mercato domestico dell’energia è venuta alla luce all’improvviso nel Regno Unito. E ora si teme che i continui rialzi dei prezzi all’ingrosso portino ad altri fallimenti e chiusure, forse inevitabili: «Dopo dieci anni di libero mercato – ha commentato Bill Bullen, il fondatore di una piccola società, Utilita Energy – si sta tornando a un oligopolio». Esempio: i clienti della scomparsa Green Supplier sono stati riallocati a Shell Energy, divisione retail del colosso anglo-olandese Royal Dutch Shell. La crisi rafforza i giganti. Il rincaro a monte si trasmette poi a valle sui consumatori. In tutta Europa è in arrivo una stangata sulle bollette: per le famiglie britanniche il rincaro per luce e gas sarà in media di 139 sterline all’anno. Ulteriore beffa: il meccanismo del Price Cap, il tetto massimo che un cliente può pagare in bolletta, dal 1° ottobre è aumentato del 12%, così il costo è salito a 1.277 sterline l’anno.
Usciti dalla pandemia pieni di risparmi in banca, per effetto dei mancati consumi da quarantena, i cittadini britannici sono vittima di un salasso da quasi 1.000 sterline a famiglia, tra rincari e inflazione. Milioni di famiglie, prese nella morsa di chiusure a catena, carenze e rincari, hanno acceso le polemiche e in Parlamento i laburisti ora invocano la rinazionalizzazione dell’energia. Nel 2010 le sei maggiori compagnie energetiche coprivano il 99,5% del mercato al dettaglio, a inizio 2021 la quota era scesa al 69%. Le liberalizzazioni  hanno rotto un monopolio. Ora il pendolo rischia di oscillare di nuovo all’indietro.