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 2021  ottobre 06 Mercoledì calendario

Tutti i guai giudiziari di Luca Di Donna

Luca Di Donna è una vecchia conoscenza dei lettori del Fatto. Il 12 marzo 2019 raccontavamo che il professore aveva ottenuto una consulenza da una società in Amministrazione Straordinaria che ricadeva e ricade sotto il controllo del Ministero dello Sviluppo Economico allora retto dall’ex leader del M5s Luigi Di Maio. I tre commissari di Condotte, nominati con un sorteggio dal Ministero nel 2018, avevano affidato un incarico importante all’avvocato Di Donna, quello dell’esame delle domande di insinuazione al passivo dei creditori. Nell’articolo raccontavamo che nello studio del professor Guido Alpa (che in passato aveva ospitato fisicamente anche Di Donna) si era svolta una riunione su una vertenza tra il Gruppo Condotte e la società pubblica RFI, in merito ai lavori del passante ferroviario di Firenze.
Però non risultava dal sito Condotte un incarico ad Alpa a quella data. C’era solo l’incarico, di diverso oggetto per lo stato passivo, allo Studio Di Donna, ospitato nello stesso palazzo di Largo Cairoli ma al quarto piano mentre studio Alpa stava due piani sotto. L’ufficio di Di Donna in passato ospitava lo studio di Giuseppe Conte. Però lo studio perquisito ieri dai pm di Roma non è mai stato condiviso: Conte ne è uscito nel 2018 e Di Donna lo ha affittato dopo. Questo ci spiegò allora il presidente del consiglio dell’epoca. Ci disse di non avere avuto mai un’attività professionale in comune né con Luca Di Donna, né con Alpa. Entrambi sono legati al professore più anziano che ha lo studio nello stesso stabile due piani sotto. Ovviamente Conte conosceva bene Di Donna ma ci disse che non lo aveva praticamente incontrato più dalla sua nomina a premier. Conte aveva disdetto il contratto e Di Donna aveva affittato i locali un tempo occupati dal suo studio. A sua insaputa.
Ripercorriamo la versione di Conte sul punto perché oggi Di Donna è accusato di traffico di influenze illecite ed è bene ribadire i limiti del suo rapporto con il leader M5S.
Inoltre, anche se non ha nulla a che fare con l’indagine penale su Di Donna, la questione delle consulenze di Condotte resta interessante.
Condotte ha concesso nel maggio 2020 un incarico al professor Gianluca Maria Esposito, indagato con Di Donna. L’incarico non ha a che fare con l’inchiesta ed è stato concesso come sempre dopo beauty contest. Ha per oggetto “instaurazione per conto del Cociv di un giudizio contro RFI finalizzato al pagamento delle riserve”. Il valore è “medi di tariffa scontati del 55%”.
Secondo un articolo pubblicato da La Verità, Luca Di Donna ha visto esplodere i suoi introiti anche grazie a Condotte. In generale, “le sue entrate tra il 2017 e il 2018 si sono quintuplicate toccando quota 750 mila euro”. Nel 2020 sempre per La Verità “hanno sfiorato gli 800 mila euro. L’unica flessione è stata registrata nel 2019 quando il reddito è ‘solo’ raddoppiato rispetto al 2017”.
Secondo il quotidiano Di Donna avrebbe percepito dal gruppo Condotte 637mila euro nel biennio 2019-2020. Sono compensi leciti ovviamente per incarichi affidati, dopo beauty contest dai commissari del gruppo. Di Donna, dopo quello svelato dal Fatto (che non dovrebbe valere più di 160 mila euro) ha avuto molti altri incarichi dal gruppo Condotte. Il più importante è una retribuzione fissa mensile di 18 mila euro al mese più “retribuzione variabile pari al 2 per cento” in caso di esito positivo del giudizio di primo grado.
Poi l’estensione dell’incarico di consulenza legale già affidato per la società Condotte per le altre società del gruppo pari a “medi tariffari decurtati del 55 per cento” oltre a un premio di ‘success fee’ tra 150 mila e 250 mila euro.
Dopo il nostro articolo anche il professor Alpa ha poi effettivamente avuto l’incarico sulla vertenza del gruppo con RFI, il 12 novembre 2019, dopo un beauty contest. Il compenso è “determinato secondo i parametri di cui al DM 28/7/2016, con parte fissa di 38mila oltre al 0,5 per cento delle somme ricavate dall’accordo. Il tutto comunque entro un massimo di € 138.000 e oltre accessori”.
La vertenza sul nodo di Firenze si è chiusa poi il 27 maggio 2020 con una transazione che prevede tra l’altro la definizione dei contenziosi e il riconoscimento di 18 milioni di euro a Condotte.