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 2021  ottobre 04 Lunedì calendario

La tv generalista gode di ottima salute

A un certo punto, Amadeus ha persino invocato il ritorno del lento, il ballo della mattonella e dei primi approcci. A un programma così nostalgico e cheap come Arena ’60 ’70 ’80 (Rai1) stupisce non poco trovarvi Ema Stokholma e Gino Castaldo. Anni fa lo avrebbero disdegnato: l’una perché lontano dai suoi gusti, l’altro perché lontano dal suo ruolo di critico musicale severo. Ma sabato sera erano a loro agio, perché a Verona si stava celebrando la buona salute della tv generalista e sarebbe stato un peccato non esserci. La tv generalista funziona al massimo quando volge il suo sguardo all’indietro, quando non osa mai, quando le sue principali offerte vengono vissute come cerimonie sociali (le fragilità estetiche e linguistiche sono assorbite dalla liturgia della visione e la nostalgia diventa un punto di forza, di potere). Non solo scuola di conformismo ma anche scuola di rassicurazione. Chi teorizzava che la tv generalista sarebbe stata surclassata da altre modalità di trasmissione più “personali”e leggere (come tutte quelle che si appoggiano alle piattaforme distributive) deve ricredersi. I grandi ascolti si fanno ancora con Sabrina Salerno che canta Sexy Girls, con i Village People (tutti in piedi a ripetere YMCA), con Donatella Rettore di Kobra, con gli Alphaville di Forever Young, con il poeta Roberto Vecchioni che rievoca Luci a San Siro. Tempo fa si diceva che la tv generalista fosse un menù degustazione, mentre l’offerta in streaming il menù alla carta. Può darsi, ma intanto Francesco Cancellato è dovuto andare ospite di Piazzapulita perché l’ottima inchiesta di Fanpage sulla Lobby Nera della destra milanese e sui suoi legami con Fratelli d’Italia avesse un risalto nazionale. I No vax vengono invitati nei talk perché «fanno casino» sennò, parafrasando Fedele Confalonieri, «chi li guarda?». Alimentando la tv generalista, alimentano se stessi. O viceversa.