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 2021  ottobre 04 Lunedì calendario

Intervista a Gabriele Salvatores

 Il ritorno di Casanova non è solo l’apologo di un irriducibile seduttore che a 53 anni ha un ultimo colpo di fiamma ma anche, scritto da Arthur Schnitzler tra il 1915 e il 1918, della fine di un’epoca, quell’Europa felix ormai ridotta a grande vecchio malato della politica e dell’economia mondiale. Gabriele Salvatores, giocando sui doppi che hanno caratterizzato l’opera del medico amico di Freud e prolifico scrittore, da Doppio sogno a Gioco all’alba, crea per l’avventuriero veneziano non solo un giovane se stesso, il tenente Lorenzi, amante della ragazza di cui si è invaghito e che è deciso a possedere, ma anche un alter ego contemporaneo, un regista di cinema che vive il suo stesso passaggio esistenziale. Delle due trame che si muovono parallele, una che segue fedele le pagine della vicenda settecentesca, l’altra che accompagna in bianco e nero il regista che prepara il film sul libro, sono protagonisti Fabrizio Bentivoglio e Toni Servillo. Il film è prodotto da Indiana con Rai Cinema.
Un testo denso.
«Lo inseguo da tanti anni. Pieno di cose, con poca azione e molte riflessioni. L’idea risolutiva mi è venuta inventando un altro doppio: Casanova è figlio di un’attrice, ha girato il mondo con il suo personaggio, è colto, s’innamora davvero anche se non si è mai sposato, tiene alla libertà. Nel prologo delle memorie racconta al lettore che quel che ha fatto, di bene e di male, l’ha fatto comunque con la voglia di vivere e consapevole delle conseguenze. Perciò si dichiara un uomo libero. Ho pensato che simile a lui potesse essere un regista di cinema. Nel film c’è Toni Servillo che ha 63 anni, come il mio Casanova, che durante le riprese s’innamora di una ragazza con trent’anni di meno.
Casanova ripropone sempre il suo personaggio di seduttore, rifiuta di invecchiare ed è destinato a fallire. Il regista, che non ha mai voluto sposarsi, si trova di fronte a una ragazza che aspetta un figlio e la scelta diventa ancora più importante. Considerarsi disponibile a uno scampolo di vita, pur mettendo in crisi la propria storia oppure rifiutare, come fa Casanova? Entrambi vogliono tornare a Venezia, uno dall’esilio, l’altro a portare il suo film, che entrando in crisi non riesce a montare e affida al montatore».
Com’è stato girare a Venezia?
«La parte sulle gondole complicata, quella sul tappeto rosso della Mostra del cinema divertente, sono venuti a trovarci attori e registi, da Sorrentino a Santamaria».
Casanova è stato raccontato molto al cinema, a partire da Fellini.
«Non ce n’è uno che mi sia piaciuto. Fellini ha una sua immagine di Casanova, non quella reale, non era una macchina da sesso. Quello con Delon, senza offesa, non corrisponde a quello di Schnitzler. Heath Ledger è quasi comico, una versione americana. Il mio è fedele a Schnitzler, anche nelle parole».
Che cosa significa raccontare oggi del seduttore seriale Casanova?
«Non racconto il conquistatore ma un uomo che non vuole cambiare il proprio personaggio: vuole restare il seduttore, come il regista non vuole lasciare la cresta dell’onda. Per un uomo il potere seduttivo è legato alla sessualità, che negli anni diminuisce. Casanova fa sesso per sentirsi amato, rifiuta le donne coetanee. Come un vampiro, ha bisogno di sangue giovane. La sua ex amante gli si offre ma lui desidera il futuro, la ragazza. E fa con lei una figura tremenda, chiede a Lorenzi di sostituirsi a lui con l’inganno, e quello gliela vende per un debito di gioco. Gli uomini non fanno una bella figura nel film».
E le donne?
«Sara Serraiocco e Bianca Panconi fanno innamorare questi due vecchi maschi mettendo in crisi la loro sicurezza. Sono indipendenti, una vive lontana dal mondo del cinema, l’altra, come nel racconto, è una studiosa refrattaria al fascino di Casanova, non ambisce al matrimonio, una protofemminista.
Nel film non racconto la caduta del maschio ma il passaggio tra l’età matura e la vecchiaia, l’invidia dei vecchi per i giovani. È un film sulla malinconia, il senso di perdita di centralità della vita: arrivano altri che ti sostituiranno».
C’è molto di personale?
«Non posso definirlo autobiografico ma mi coinvolge come non mai. Ho superato i settant’anni, questi temi mi si pongono, non solo l’arrivo dei giovani registi che, ne parlavo con Servillo, ti fanno sentire con il fiato sul collo, ma una riflessione sulla carriera. È più importante continuare a muoversi in una realtà fittizia che pensi di governare – sei tu che decidi come va il film – o abbandonarsi alla vita, che non è governabile? Casanova nel libro dice “per una notte d’amore in una nuova alcova – ma puoi leggere “in un nuovo film” – aveva sempre venduto tutti gli onori di questo mondo e le beatitudini dell’altro, eppure si pentiva di quel che aveva forse perduto nella vita a causa di quel cercare, cercare e mai, quasi mai, trovare”. Il cinema è una droga meravigliosa che ti toglie qualcosa.
Oggi mi chiedo se sia valsa la pena rinunciarvi».
Ne è valsa la pena?
«Ho paura di rispondere. È una domanda importante. Sì. Ne è valsa la pena, ma rimane un rimpianto. Nel film l’attore che fa Casanova dice al regista “quando quella ragazza è venuta sul set e avete mangiato le arance io vi ho invidiato, geloso. Io ero Casanova, domani sarò lo zio Vanja, poi un capomafia. Ma nelle vostre arance c’era vita vera”. Ne è valsa la pena?
Sicuramente non avrei potuto fare altro. Ma era più importante fare un figlio? Forse sì. Lo vedo con le mie nipotine, l e figlie di Marta, figlia di Diego Abatantuono, mi diverto un mondo. Ma non so se sarei stato capace della routine che t’impone l’essere padre per davvero».
Il tema riguarda l’uomo in generale.
«L’artista forse di più, vive in un mondo finto. Mastroianni, che avrebbe fatto benissimo Casanova, diceva “mi prendono con l’auto, mi portano sul set, mi fanno bello, lavoro cinque minuti e poi a casa.
Che lavoro è?”. Ma non vi ha mai rinunciato. Quando l’ho incontrato mi disse “facciamo un film insieme”, anche se sapeva di essere malato.
Aveva quel virus di noi teatranti che ci spinge a continuare a inventarci un nuovo mondo, per trovarci».