Robinson, 2 ottobre 2021
Riscoprire Thomas Savage
Cominciamo dicendo che i paragoni fatti per questo autore sono stati i seguenti: William Faulkner, Flannery O’Connor, John Steinbeck e Ernest Hemingway, da parte di Anne Proulx. La stessa Anne Proulx (con particolare riferimento a Brokeback mountain) da parte di molti altri. Poi Willa Cather per il New Yorker ( che gli attribuì «tutte le qualità dei romanzieri più grandi, la capacità di sorprendere e commuovere» ). E si potrebbero aggiungere il John Williams di Butcher’s Crossing e, perché no, Cormack McCarthy incrociato con Kent Haruf. E allora come mai è semisconosciuto in Europa e tradotto in Italia appena quattro volte ( di cui due reperibili)? Perché, quando Jane Campion ha portato a Venezia il film tratto dal suo Il potere del cane i più hanno pensato al romanzo omonimo di Don Winslow sul traffico di droga, anziché a questa storia quasi biblica ambientata in un trasfigurato West? Chi è Thomas Savage e perché parlano tanto bene di lui, ma è stato dimenticato? Scrisse profeticamente il Los Angeles Times: «Certi libri sono come falde acquifere nel deserto. Se ne stanno lì, poi, quando più ne sentiamo il bisogno, traboccano schiumeggiando». Quindi riaffiora Il potere del cane e trascinerà con sé, forse, La regina delle greggi, che gli assomiglia per impianto narrativo. E magari anche Midnight Line, un libro introvabile di cui ho ordinato una rara copia su Amazon e mi è arrivata con il timbro della biblioteca di Jackson, Tennesse, e per segnalibro il tagliando con la data di riconsegna dovuta cancellata a pennarello nero. Neppure lì, tra gli scaffali al 433 di Lafayette street ( ho controllato, esistono ancora) sarà possibile trovarlo. «Savage? Spiacente, non risulta». Il suo ultimo di 13 romanzi, The corner of Rife and Pacific, saga di due famiglie ambientata nel suo amato Montana è fuori stampa. Nella pubblicazione letteraria di quello Stato è possibile trovare un suo profilo, intitolato proprio Il romanziere dimenticato.
Nella foto più diffusa lo si vede in poltrona, con una camicia bianca aperta e le maniche arrotolate, pantaloni scuri, calzini bianchi, scarpe comode. Nella mano sinistra un bicchiere di metallo, nella destra una sigaretta con bocchino. La faccia è quella di un Richard Ford un po’ ingrassato e cotto dal sole.
La sua vita, signore e signori, fu un romanzo. Come tutti i romanzi fu una bugia. E allineò i fatti fino a un liberatorio colpo di scena. Savage nacque nello Utah. Il divorzio dei genitori lo sospinse in Montana, cresciuto da un patrigno. Era omosessuale senza rivelarlo. Tutti questi ingredienti confluiranno nelle sue trame. La vastità del paesaggio si opporrà alla claustrofobia delle famiglie. La semplicità della natura alla complessità delle umane relazioni. Da giovane lavorò nei ranch, come frenatore nelle ferrovie, sposò una donna che si convinse di rispettare, se non di amare, comprò un pezzo di terra, ebbe una figlia. A 29 anni, in piena guerra, pubblicò il suo primo romanzo ( The pass), che gli valse una mezza cattedra. Non bastava per vivere. La banca, visti i suoi guadagni da scrittore contadino, gli rifiutò un prestito di 500 dollari. Scrisse un secondo romanzo, Lona Hanson ( in Italia, L’erede di Bart).Hollywood se ne invaghì, la Columbia gli diede 50mila dollari per i diritti cinematografici (su Wikipedia, esagerando, è scritto 500mila). La notizia fece vendere il libro e diventare popolare il suo autore. Ma soprattutto, quel denaro lo rese libero. Abbandonò la terra, se non come sfondo per i suoi racconti, e si concesse il lusso di essere quel che era. Ebbe relazioni con altri uomini, che moglie e figlia accettarono di mal grado, e scrisse per tutta la vita, durata 88 anni.
I suoi romanzi sono temporali in avvicinamento: il cielo trascolora con una lentezza estenuante, s’ode un rumore lontano, gli animali fiutano il cambiamento, l’uomo sta al bivio tra affrontare il proprio destino o cercare riparo. La violenza della pioggia non concederà scampo. Poi c’è quello strano testo rubato a una biblioteca. Midnight Line dovrebbe proprio essere tradotto. Ovviamente nell’aletta dell’edizione originale sta scritto: «Questo è il segreto letterario meglio tenuto d’America». Racconta di una cosa meravigliosa che non esiste più: la voce radiofonica della notte. Il protagonista, Tom Westbrook, ha un programma da mezzanotte alle sei che copre la costa orientale: New York, Filadelfia, Boston. È popolarissimo. Lo seguono sponsor, politici, gente comune. È un tribuno, uno psicologo, un sacerdote, un uomo di spettacolo. In realtà, nessuno sa chi sia. È arrivato, non imprevedibilmente, dal Montana. Si dice sia figlio di un giudice. Si dice sia stato sposato. È misterioso come la sua voce, anonimo come chi lo chiama. Finché alla linea della notte si collega qualcuno che dice solo tre parole: «So chi sei». Il resto è puro Savage, temporale che scoppia, pagine da non dimenticare. È il potere della letteratura.