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 2021  ottobre 03 Domenica calendario

Che fine ha fatto Francesca Guadagno

La vita può riservare grosse sorprese anche quando hai sette anni e mezzo, otto non ancora compiuti. Può capitare che un giorno arrivi una telefonata in casa (all’apparecchio fisso, perché siamo nel 1975) e dall’altro capo del filo l’interlocutore dica: «La saluto, signora, sono Domenico Modugno». Può capitare che tua madre rimanda sorpresa e che temendo una beffa risponda: «Io sono Giuseppe Garibaldi». E che si convinca solo quando il grande Mimmo accenna, sempre alla cornetta, il celeberrimo «Volare».
Oggi Francesca Guadagno è una delle più apprezzate doppiatrici e direttore di doppiaggio d’Italia. Ha prestato la sua voce a una serie impressionante di attrici e di star del cinema e della tv. Ma all’epoca era una bimbetta eppure il destino le fece incrociare subito il successo. Francesca era la bambina che rispondeva a Domenico Modugno nella celeberrima «Piange il telefono». Una scalata vertiginosa alle hit parade e poi anche un film dallo stesso titolo, «un musicarello come quelli che all’epoca andavano tanto di moda».
Poi, se ci vuoi mettere un riferimento all’immaginario infantile che ha accompagnato, crescendo, un’intera generazione, puoi ricordare anche che Francesca Guadagno è stata anche la voce di Heidi, la ragazzina che viveva sui monti. Ancora, il doppiaggio dei Puffi e di un’altra serie di grande successo, La casa nella prateria. Ancora oggi tutto quel materiale viene riproposto sul piccolo schermo «e a me fa tenerezza quando mi riascolto, mi dico che è vero, che ero bravina. E mi compiaccio, perché La casa nella prateria toccava anche tanti temi nobili».
Oggi fa sorridere quando dice che è stata doppiatrice «anche prima di avere successo», nel 1975. È la verità: il suo debutto avviene quando aveva 4 anni e mezzo e anche in questo caso il destino gioca un ruolo tutt’altro che irrilevante: «Il vicino del piano di sotto, che era molto amico di mio padre, era un montatore di film. Bisognava finire un lavoro e c’era urgenza di trovare subito la voce per le battute di una bambina. A quell’epoca i bimbi erano molto ricercati per queste produzioni». Francesca ci prova: «Io mi sono divertita molto, evidentemente avevo qualche talento precoce perché tutti dicevano: ma che brava questa, ripete tutto a pappagallino».
A otto anni arriva Heidi. E quella telefonata del cantante di «Nel blu dipinto di blu». Non si stava a perdere tempo, all’epoca.«"Modugno spiegò a mia madre che aveva sentito parlare molto bene di me, il giorno dopo ero già a casa sua per imparare la parte e poi recitarla».
Disco d’argento, disco d’oro. Un entusiasmo che pare non finire mai, «perché all’epoca i successi duravano anche un anno e di più, non si esaurivano in poche settimane come oggi».
Quindi arrivano il film, la serate, le ospitate, le tournée: «Alla fine fu la mia famiglia a imporre uno stop, perché potessi tornare a frequentare regolarmente la scuola e proseguire gli studi». Ma ormai per Francesca Guadagno il doppiaggio non è più soltanto il divertimento di una bambina: è una passione che diventerà la sua professione. «Pensare – racconta ancora – che quando ho iniziato non sapevo ancora leggere, quindi dovevo già imparare tutte le parti a memoria. E mi ricordo che mi prendevano in braccio o mi facevano salire su una sedia per arrivare all’altezza di quei grandi microfoni».
Poi sono arrivate anche le parti di attrice. Compare in Napoli si ribella, un film del filone poliziottesco all’italiana con Luc Merenda. Più grandicella partecipa alla minisrie remake de La Freccia nera con Riccardo Scamarcio e Marina Stella. Ma è soprattutto il doppiaggio a rimanere la sua grande passione, diventata la sua vita. Ha mai immaginato di interpretare qualche ruolo nel personaggio affidato alle attrici cui ha presto la voce? «Qualche volta, forse. Ma sono due mestieri profondamente diversi. A ognuno il suo e il mio è questo».