Il Sole 24 Ore, 3 ottobre 2021
Mio nonno Arnoldo Mondadori
Arnoldo Mondadori è considerato l’iniziatore dell’editoria industriale italiana, il primo editore “protagonista” nella definizione di Giancarlo Ferretti, capace di imprimere una forte personalizzazione al suo progetto e al processo che va dalla scelta del testo alla veicolazione del libro forte di un’idea di editoria allora e per molti decenni del tutto nuova: da un lato un’attenzione maniacale alla forma del libro (le sue origini, ricordo, erano di tipografo), con particolare cura della grafica e dell’illustrazione, quella che si chiama la “confezione” (grande fu il disappunto quando vide Mussolini aprire con malagrazia la prima copia dell’edizione nazionale dannunziana), dall’altro la ricerca costante di un pubblico sempre più vasto, secondo la sua storica missione di «dare un libro a tutti», mai separando l’attenzione al valore editoriale da quello commerciale.
Fu questa, ai tempi, la grande innovazione di Mondadori. Per molti anni l’altra anima della casa editrice fu il figlio Alberto, direttore editoriale fin da giovanissimo, spesso e a torto ricordato solo come un intellettuale sognatore. Pochi ricordano che fu proprio Alberto a concepire gli Oscar, la famosa e certo più popolare collana mondadoriana, di cui scelse, con Vittorio Sereni, i primi cinquanta titoli.
Le personalità del nonno e dello zio erano diverse e complementari: quella del Saggiatore, fondato da Alberto nel 1958, come lo stesso Arnoldo riconosceva, «era l’editoria dell’avvenire, del domani», un’editoria per gli anni Ottanta, prevalentemente orientata alla saggistica e alla concezione di libri come strumenti di conoscenza, mentre la Mondadori, come si è visto, puntava soprattutto al continuo allargamento della base di lettori e a servire i pubblici più diversi. In questi trent’anni di conduzione del Saggiatore ho cercato di far tesoro dei loro insegnamenti, che hanno formato la mia vita di editore.
Un aneddoto significativo su Arnoldo; alla domanda sul perché avesse voluto fare l’editore il nonno rispondeva: «credo sia un istinto, fin da bambino avevo una grandissima passione per la lettura e per il libro, anche come oggetto fisico, al punto che anche pezzi di libro senza principio né fine erano per me motivo di godimento». Poi subito aggiungeva: «se avessi la fortuna di rinascere farei ancora l’editore di libri».