La Stampa, 3 ottobre 2021
Le donne candidate sindaco meno di una su cinque
Non sono elezioni per donne. Nell’esercito di candidati le donne che corrono per diventare sindaco sono solo 535 su 2.855. I dati li fornisce il Viminale che nel faraonico dossier di quasi duecento pagine sulle amministrative certifica ancora una volta che siamo lontanissimi dalla parità di genere, almeno in politica. E che malgrado il principio della parità sia in Costituzione dal 1948 la strada è ancora tutta in salita. La Finlandia insomma non è alla nostra portata. Va un po’ meglio, anzi decisamente meglio, con le candidature ai consigli comunali dove le donne in lista sono poco più di 26 mila (il 41,76%) a fronte di 36.283 maschi. Ma nei 17 Comuni capoluogo delle Regioni a statuto ordinario sono appena 25 le signore in corsa, il 17,24%, contro i 120 uomini (82,76%). La percentuale di donne candidate aumenta per la carica di consigliere comunale, 44,85%, pari a 5.956 candidate ma comunque non supera la quota azzurra con 7.325 uomini candidati, pari al 55,15%. Non c’è da rallegrarsi perché la presenza di donne si deve alla legge della doppia preferenza.
Chiara Appendino e Virginia Raggi sono insomma l’eccezione che conferma la regola. E la fascia tricolore resta appannaggio del sesso maschile soprattutto nei Comuni più abitati. Attualmente sono appena il 14,86% le donne sindache. La provincia più virtuosa è senza dubbio quella di Trieste dove il dato cresce fino all’83,3% ma si tratta di un campione molto ristretto infatti sono appena 6 i Comuni che fanno parte della provincia. Segue Cagliari con sei prime cittadine su 17, ovvero il 35,29 per cento. La maglia nera va divisa tra Benevento, Catania, Prato e Trapani tutte zone dove non nessuna donna è al vertice di un’amministrazione comunale. È Openpolis a darci il quadro della situazione italiana con una ricerca che evidenzia un’Italia a macchia di leopardo con il Mezzogiorno sotto la media nazionale per numero di amministrazioni guidate da donne (il 10%), il centro Italia appena sopra con il 15,5 e il Nord che «spicca» con appena il 17%. È nei Comuni sotto i 50 mila abitanti che si registra la quota più elevata di sindache con il 15%, percentuale che cala drasticamente al 3,3 nei Comuni con una popolazione fino a 100mila abitanti. Solo Torino e Roma tra le grandi città sono amministrate da donne e in entrambi i casi si tratta di esponenti dei 5stelle. Un dato fermo a ieri. Appendino non si ricandida lasciando spazio a un’altra donna del suo movimento, Valentina Sganga, Raggi è in corsa ma non è detto che conservi la fascia. Dunque il 4 ottobre è possibile che le donne sindache calino di due unità. La parità può attendere. Fino a quando?