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 2021  ottobre 03 Domenica calendario

Cosa resterà della gloria di Asante?

Al primo posto Cristiano Ronaldo, nell’ultimo spasimo contro il Villarreal. Il gesto, niente di che; però fatidico per l’esito e il momento. Al secondo, Messi contro il City. Anche quello, per nulla speciale, se non fosse stato un inizio: la prova che il coccodrillo ancora morde. Al terzo, tra i gol più visti e celebrati della settimana, scova l’intruso: Mizak Asante, nello spareggio fra i suoi “Calci d’oro” e l’avversaria “Gente del telefonino”. Se un albero cade nella foresta ma nessuno lo sente, può non fare rumore, ma se un quindicenne segna una rete alla Maradona nella serie B ghanese e la rete lo rilancia, di rumore ne fa, eccome. Fino ad assordare il ragazzo. L’azione sfiora l’impossibile. Asante riceve palla in area. Come dice lui: «Lì sei il re, perché hanno paura di toccarti, per evitare il rigore». Infatti un difensore si scansa, altri tre li dribbla. La cosa più incredibile la fa a pochi centimetri dalla riga di fondo, quando il portiere gli viene incontro: sceglie la cruna dell’ago, s’infila andando verso il precipizio e quell’altro, stupito, perde l’equilibrio e cade. Telecronista in estasi. Internet in tilt. Il gol è ovunque, sui cellulari del mondo (siamo tutti “gente del telefonino"). Che cosa resterà di quei 13 secondi? Che ne sarà di Asante? Per anni abbiamo alimentato il mito di Tomas Carlovich, “il più grande calciatore mai visto”. Manco uno spezzone televisivo, ci siamo fidati della gente di Rosario e, certo, di Diego Armando Maradona. Era una leggenda popolare: la parola contro l’immagine. Carlovich è morto dov’era nato: il suo destino non era esportabile. Asante è già altrove, già planetario. Centinaia di migliaia di visualizzazioni lo fanno rimbalzare da un futuro in Premier a un interessamento della Juventus. Seduto sul divano di casa, con una maglietta rossa e lo sfondo grigio, concede interviste in cui dice di non essersi emozionato troppo perché cose del genere gli riescono spesso. Imita Mbappé. Sogna i rumori fuori dalla foresta, il boato di una folla simile a quello che ha accolto il gol estremo di Ronaldo. Con il passare dei minuti si capisce che ci crede; di più: ci conta. E che stiamo guardando un ragazzino che ha scartato gli altri in un cortile lontano, come hanno fatto tanti, senza telecamere né rumore. È il fratello minore di Freddy Adu (qualcuno lo ricorda?), ma anche di quello che giocava con noi e non lo fermavi mai, poi è soltanto diventato grande, da qualche parte, e l’ha marcato la vita. A Mizak Asante va augurata fortuna perché è con le aspettative che si gioca il confronto più difficile.