la Repubblica, 3 ottobre 2021
Primo effetto navigator sui disoccupati
Cosa hanno fatto in questi due anni i navigator? Risponde per la prima volta la Corte dei Conti con una ricca tabella inserita nel recente rapporto sul funzionamento dei centri per l’impiego in Italia. I numeri raccontano un apporto non trascurabile di questi 2.980 “assistenti” degli operatori dei centri – ma ora si sono ridotti a 2.487 – creati dal governo M5S-Lega tre anni fa per seguire i beneficiari del reddito di cittadinanza, entrati poi nel tritacarne politico come emblema dell’inefficacia delle politiche attive per il lavoro.
Il loro contratto di collaborazione con Anpal Servizi, prorogato di otto mesi, scade il prossimo 31 dicembre. Nel frattempo hanno fondato un’associazione, Anna. E ora si svelano in un libro dal titolo “Navigator a vista” (Mimesis), in uscita nei prossimi giorni, nel quale raccontano le storie di chi hanno incontrato e seguito, in presenza o a distanza. Foto di copertina: una barchetta di carta che sembra navigare a vista, introduzione affidata al sociologo Domenico De Masi.
Cosa hanno fatto i navigator
Nel periodo tra settembre 2019 e il 28 febbraio di quest’anno – rivela la Corte dei Conti su dati che Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive guidata fino a qualche mese fa dall’italo-americano Mimmo Parisi, sin qui curiosamente non aveva diffuso – i 2.633 navigator in servizio (ora sono di meno) hanno “accolto” oltre 1 milione di beneficiari del reddito di cittadinanza su un milione e mezzo di tenuti al Patto per il lavoro: li hanno cioè contattati e invitati al Centro per l’impiego per un primo colloquio o a distanza.
Ne hanno poi presi in carico 489 mila, per selezionare quanti destinare al Patto per il lavoro. Hanno chiuso 248 mila piani personalizzati, ovvero percorsi di reinserimento, di formazione, apprendistato o corsi di base su come fare un curriculum, cercare lavoro o sostenere un colloquio. A seguire, 791 mila contatti per verificare passo passo la messa in opera dei percorsi. E 174 mila aggiornamenti di quei piani. In Sicilia, ad esempio, tra Palermo e Catania, i navigator hanno riportato 2.500 beneficiari a scuola per prendere la licenza media.Soprattutto i navigator hanno contattato 588.521 aziende, da cui hanno raccolto 477.466 “vacancy”, posti vacanti o occasioni di formazione. Nella tabella spiccano i numeri bassi della Campania, Regione al top per beneficiari di reddito, da sempre ostile – col governatore De Luca – all’apporto dei navigator nei centri per l’impiego: non hanno mai nemmeno lavorato in presenza. Colpisce anche il dato lombardo, altra Regione che preferisce l’apporto delle agenzie private: poco più di 55 mila beneficiari accolti e 17 mila presi in carico. Fanno meglio Sardegna e Piemonte.
I posti di lavoro trovati
Il punto debole, diventato quasi tormentone, sono i posti “creati” dai navigator. Tutta la narrazione di Parisi, ex capo dell’Anpal, girava attorno ai navigator dotati di smartphone e app per incrociare con un clic domanda e offerta. Non è andata così ed era prevedibile. La Corte dei Conti riporta un dato vecchio di Anpal del 21 ottobre 2020: su 1 milione di beneficiari tenuti al Patto per il lavoro 352.068 (il 34%) hanno attivato almeno un contratto, il 65% a tempo e il 70% sotto i 6 mesi. Nessuno sa se però è merito dei navigator o dell’autocollocamento, l’unica politica attiva che funziona in Italia.
«Sbagliato pensare che chi prende il reddito è “work ready”, pronto per il lavoro, non è così», dice Antonio Lenzi, navigator di Milano tra i fondatori dell’associazione Anna. «Grazie ai dati della Corte dei Conti possiamo ora contestare chi ci accusa di non aver lavorato e prodotto risultati». I centri per l’impiego – riportano i giudici contabili – non fanno d’altro canto miracoli: 42-43% di occupati sugli iscritti nel 2017 e 2018, pur avendo “candidati” migliori (dotati di Naspi, diplomati, laureati) di quelli che prendono il reddito (il 72% ha solo la licenza elementare o media e non lavora da 5 anni almeno). La sfida è qui. E non è vinta.