Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  ottobre 03 Domenica calendario

Il mondo del Barone Nero Roberto Longhi Lavarini

Il giorno dopo la bufera è anche il giorno prima del voto. Così i buoni motivi per evitare di rispondere alle domande che suggeriscono le immagini dell’inchiesta di Fanpage sono almeno due: il silenzio elettorale (imposto dalla legge) e la prudenza giudiziaria (raccomandata dai rispettivi avvocati). Così i tre protagonisti principali del videoracconto del giornalista travestito da imprenditore che per tre anni ha frequentato alcune figure della destra milanese, almeno per il momento, non forniscono una loro interpretazione autentica di frasi e dialoghi che spalancano la strada a pesanti dubbi politici e a un’iniziativa della magistratura e della Guardia di finanza milanese per fare luce su presunti canali illeciti di finanziamento della campagna elettorale. 
Tace Carlo Fidanza, eurodeputato e punto di riferimento importante di Fratelli d’Italia a Bruxelles, a Milano e a Roma. Non risponde Chiara Valcepina, la candidata per un posto da consigliere comunale a Milano attorno a cui gravita il gruppo avvicinato dal falso imprenditore. Dice di non poter parlare, ma fa partire una raffica di comunicati e messaggi (anche trasversali), Roberto Jonghi Lavarini, detto «il Barone nero», che nelle immagini appare molto attivo accanto a Fidanza nella campagna a sostegno dell’avvocato Valcepina. «Sono assolutamente indipendente e apartitico ma nessuno faccia finta di non conoscermi o, peggio, si permetta di offendere gratuitamente me e la comunità di veri patrioti che rappresento», posta su Instagram, accanto alle foto che lo ritraggono con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E così sembra voler replicare a chi, come Ignazio La Russa, lo ha liquidato come «macchietta». Perché, aggiunge Jonghi Lavarini, «il 5% di voti della destra radicale fa gola a tutti ed è indispensabile per vincere». Quindi fa sapere: «Stiamo raccogliendo il lungo elenco di chi sarà denunciato per diffamazione aggravata a mezzo stampa e minacce sui social».  
A prendere le distanze, tuttavia, è anche Mery Azman, la candidata nel Municipio 3 a Milano che nel video di Fanpage viene indicata come «la candidata ebrea» perché vicina alla comunità: «Almeno in mia presenza, nonostante il clima scherzoso e poco politico, non vi è stato alcun atteggiamento apologetico né tantomeno razzistico – precisa a proposito di un’iniziativa elettorale alla quale ha partecipato – e gli esponenti di FdI presenti hanno semmai, parlando tra loro, preso le distanze da idee e comportamenti di Jonghi Lavarini descritto come un personaggio da non prendere mai sul serio e lontano da FdI». In effetti il «Barone nero» era stato già espulso da An, ricorda sempre La Russa, e successivamente aveva rotto polemicamente con Fratelli d’Italia, un partito troppo moderato e «centrista» per lui, salvo poi apparire come candidato alla Camera nel 2018, ma «come indipendente». Nel 2020 ha rimediato una condanna a due anni per apologia del fascismo per aver scandito in televisione le sue idee a dir poco nostalgiche del ventennio: «Il fascismo è stata una splendida epoca», «un goccino di olio di ricino è digestivo», «l’unico errore vero di Mussolini è che è stato troppo buono». Intanto Massimiliano Bastoni, consigliere comunale e regionale della Lega vicino agli ambienti della destra radicale milanese, rivela che il giornalista «spacciandosi per lobbista, ha avvicinato anche me promettendo finanziamenti illeciti per la mia campagna elettorale ma gli ho risposto che faccio tutto in regola e che non vendo i miei ideali. Ho registrato tutte le conversazioni e sono a disposizione della Procura».