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 2021  ottobre 02 Sabato calendario

Gli inglesi non si fidano dei politici

Il British Social Attitudes Survey è un sondaggio statistico condotto annualmente in Gran Bretagna da quasi quarant’anni. Nel 1986, a una domanda sul livello di fiducia accordato al governo britannico, circa il 40% degli interpellati dichiarò di fidarsi «quasi sempre», mentre il 10% rispose «quasi mai». Da allora, il giudizio si è rovesciato in maniera perfettamente speculare: oggi i malfidenti sono il 40% e i fiduciosi solo il 10%. L’andamento americano è simile. Secondo l’autorevole Pew Research Center, mentre nel 1958 (con l’inizio del National Election Study) tre quarti degli americani si fidavano del proprio governo «quasi sempre» o almeno «perlopiù», oggi meno di un quarto della popolazione Usa accorda la stessa fiducia: «quasi sempre» (2%) e «perlopiù» (22%).
L’«ossessione statistica» dei paesi anglosassoni è ormai cosa nota. Altre nazioni sono meno puntuali e i dati che forniscono non sono sempre direttamente paragonabili. Tuttavia, l’Ocse (il «club» dei paesi più ricchi) ammette che «la fiducia nei governi è in declino in molti nostri stati membri» e osserva che la mancanza di credibilità «compromette la disponibilità dei cittadini e delle aziende a rispondere alle politiche pubbliche attraverso un contributo fattivo a un recupero economico sostenibile».
Il giudizio dell’Ocse risale al 2019, prima dell’avvento del Covid. È difficile identificare uno stato che nel frattempo si sia distinto per la precisione e l’efficacia della sua reazione alla pandemia. Non c’è quindi motivo per pensare che l’opinione generale delle popolazioni occidentali sull’operato dei propri governi nel contesto sia positiva – né che la situazione sociale si sia ristabilita dopo «shock» politici come l’elezione di Donald Trump oppure, in Gran Bretagna, l’esito del referendum sulla Brexit e in Italia la parabola elettorale del Movimento Cinque Stelle.
Come reazione, nei paesi con governi di tipo parlamentare si è spesso fatto (nei limiti del possibile) di tutto per evitare il ricorso alle urne e le sgradite sorprese che esso potrebbe generare. Inoltre, tanto per spostare l’attenzione verso le mancanze altrui, è stata largamente adottata una sorta di «caccia agli untori» focalizzata su quelli che non accettano la vaccinazione anti-Covid, una reazione non del tutto logica dal momento in cui è stato dimostrato che pure i vaccinati possono trasmettere il virus a terzi e che i «No-vax» pertanto non sarebbero più pericolosi per il pubblico allargato di chiunque altro.
Fatta eccezione per il fattore «cattivo esempio», danneggiano principalmente sé stessi. Il crollo di fiducia nelle istituzioni occidentali è davanti agli occhi di tutti, per quanto ci sia poca voglia di «ufficializzarlo». Spesso si dà la colpa ai social e alle fake news che sicuramente vi prosperano. Forse il problema è invece che le reti abbondano anche di notizie vere. Molti paesi hanno avuto maggiore fiducia nei loro governi quando i cittadini avevano meno informazioni sul loro effettivo operato. C’è comunque (o meglio, ci sarebbe) una via d’uscita. I dati anglosassoni con cui abbiamo iniziato il discorso dimostrano una netta corrispondenza nel tempo tra l’andamento economico positivo e il livello di fiducia nelle istituzioni. Forse basterebbe «semplicemente» governare meglio...