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 2021  ottobre 02 Sabato calendario

Youtube sceglie verità e scienza

Era ora! YouTube ha finalmente deciso di bandire dal suo canale tutti i video no-vax: non solamente quelli negazionisti nei confronti dei vaccini per il Covid, ma più in generale tutti i video che continuano a diffondere "notizie false e tendenziose" sui vaccini approvati dalla comunità scientifica internazionale. Ad esempio, la bufala inventata nel 1998 dall’allora medico Andrew Wakefield, secondo la quale il vaccino trivalente Mpr (morbillo, parotite e rosolia) provocherebbe l’autismo e altre malattie. In realtà, si è scoperto pochi anni dopo che la pubblicazione "scientifica" in cui veniva annunciato un legame causale tra quei vaccini e l’autismo era stata commissionata a pagamento al medico da un avvocato che aveva intentato una maxi-causa alle ditte produttrici del vaccino, per ottenere risarcimenti fraudolenti. E lo stesso medico aveva brevettato vaccini isolati per le tre malattie, da offrire come alternativa ai vaccini congiunti per evitare i loro supposti danni.
Nel 2010, dopo un processo, Wakefield fu radiato dall’Ordine dei Medici inglesi. Da allora non può più praticare la professione, ma le sue idee hanno continuato a circolare sui media, e a concimare l’humus che ha generato una nuova ondata no-vax, già ben diffusa prima della recente pandemia, anche in Italia. In ogni caso, di no-vax ce ne sono sempre stati, fin dalla scoperta dei vaccini da parte di Edward Jenner nel 1796: all’epoca la motivazione era che inoculare un siero estratto da una mucca avrebbe fatto crescere le corna ai vaccinati, o fatto partorire dei bambini-vitello alle donne incinte. Vedere in rete, per credere, la contemporanea vignetta satirica "Il vaiolo vaccino e i meravigliosi effetti della nuova inoculazione" di James Gillray, del 1802. Naturalmente, c’è poco da ridere su queste cose: al massimo, si possono compiangere coloro che abboccano all’amo degli inevitabili sfruttatori dell’ubiqua stupidità umana. Le fake news sui vaccini non sono però che una delle tante esche possibili, e molte altre circolano indisturbate sui media di ogni genere, relative ai soggetti più disparati.
Un tipo particolarmente pernicioso di fake news è costituito dai cosiddetti "fatti alternativi", così battezzati nel 2017 da un consigliere di Donald Trump, per sostenere le cifre gonfiate relative alla presenza di pubblico alla cerimonia di inaugurazione del neoeletto presidente. Come qualcuno gli fece notare, però, i "fatti alternativi" non sono un tipo speciale di fatti: sono semplicemente falsità. Naturalmente, le cifre sulle partecipazioni agli eventi sono sempre state usate in maniera creativa da coloro che le riportano. Un caso da manuale fu quello dei concerti al Central Park di New York: ogni volta che arrivava un nuovo grande artista, le cifre salivano vertiginosamente, dalle 300 mila persone per Elton John nel 1980 alle 600 mila per Paul Simon nel 1991. Poi nel 2008 la polizia decise di contare il numero esatto dei partecipanti, stipati nell’ovale del Great Lwan per un nuovo concerto, e scoprì che ce ne stavano meno di 50.000: più o meno uno per metro quadro. Cose simili accadono anche da noi, ovviamente; ad esempio, in occasione del concerto del 1 maggio a Piazza San Giovanni, o degli scioperi generali. E forse non solo YouTube, ma tutti i media dovrebbero rifiutare di diffondere questi e altri "fatti alternativi", limitandosi a riportare dati reali. Il problema è come fare a obbligarli, e qui casca l’asino. Ad esempio, nel 2019 Alexandria Ocasio-Cortez ha messo sotto torchio Mark Zuckerberg, in un memorabile scontro al Congresso che vale la pena di (ri)vedere su YouTube, ma non è riuscita a obbligare a fare una verifica dei fatti sulle notizie pubblicate da Facebook: il magnate si è giustamente schermito, sostenendo che non toccava a lui fare l’inquisitore, e che il suo ruolo era soltanto quello di trasmettere le notizie e le voci. Giustamente YouTube ha deciso di rifarsi alla comunità scientifica internazionale, per il silenziamento dei "fatti alternativi" sui vaccini. E se tutti i media rifiutassero di pubblicare notizie antiscientifiche, sarebbe un grande balzo in avanti per l’umanità, che non verrebbe più sommersa da menzogne creative di ogni genere: comprese, ovviamente, quelle metafisiche e religiose.