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 2021  ottobre 01 Venerdì calendario

«Nei primi sei mesi dell’anno due milioni di volte le persone hanno detto Alexa ti voglio bene. E circa 500mila volte è stato detto Alexa ti amo». Intervista a Gianmaria Visconti

All’inizio era una Tv, poi gli schermi si sono moltiplicati: ce li abbiamo in tasca, sulla scrivanie, in auto, in tutte le camere della casa. Il fatto incredibile – anche se ormai forse non più – è che adesso parlano. Prendiamo Alexa, ovvero il servizio vocale di Amazon: c’è gente che addirittura dichiara amore profondo a qualcosa che non c’è, ma è in ormai presente in tutte le nostre giornate. E se non ci credete, chiedetelo a Gianmaria Visconti, country manager Alexa appunto, che ne segue lo sviluppo e l’implementazione. Per esempio nel nuovo dispositivo Echo Show 15, quello che appunto una volta era una Tv.
Come potremmo definirlo?
«Direi che si tratta di uno smart display che ha come grande novità la forma. È come un quadro da 15.6 pollici Full HD, si può appendere a parete o appoggiare sullo scaffale. Si fonde con tutti gli ambienti e quando non è in uso può funzionare come una cornice digitale».
Cos’ha di diverso rispetto ai modelli precedenti?
«È stata rivista interfaccia grafica con i widget. Si possono visualizzare informazioni, contatti personale, lista spesa, previsioni meteo. Tutto personalizzato secondo utente».
Com’è possibile?
«Grazie a Visual ID: in pratica la telecamera è capace di riconoscere il volto del membro della famiglia per dare le informazioni dedicate. Per esempio: posso lasciare delle note a mia moglie che appariranno solo quando passa di lì. Diciamo che in questo caso è il concetto moderno di lavagnetta».
In tutto questo il cuore del sistema resta Alexa.
«Sempre. E il suo linguaggio diventa sempre più naturale. A Torino abbiamo un laboratorio di ricerca e sviluppo con 50 persone dedicate alla comprensione dell’italiano. È il punto d’incontro del lavoro umanistico con quello scientifico».
Trasformare la lingua in algoritmi.
«Già. E stiamo pure integrando espressioni regionali: grazie all’uso che fanno gli utenti, Alexa sta imparando i dialetti».
Davvero?
«Certo: la personalizzazione è importante. Per esempio anche in cucina non si può sbagliare a dare le ricette giuste: per questo utilizziamo Giallo Zafferano come aiutante».
Ma è possibile che ci sia chi interagisce con Alexa in modo affettivo?
«I numeri sono questi: nei primi sei mesi dell’anno due milioni di volte le persone hanno detto Alexa ti voglio bene. E circa 500mila volte è stato detto Alexa ti amo. Però, dài, lo fanno per divertirsi...».
Speriamo... Per esempio: Gianmaria Visconti che ci fa con Alexa?
«Io ho imparato a utilizzare tanto le chiamate: mi vedo e mi sento spesso con i miei genitori. Una cosa che prima si pensava di fare solo con uno smartphone, ma se uno ci prova poi scopre quanto sia incredibilmente comodo».
La voce come mezzo di comando: un fenomeno che funziona?
«Funziona e cresce. In Italia nei primi mesi del 2021 ci sono state più di 5 miliardi di interazioni con Alexa. Parlare con la casa è diventato normale».
Detto così sembra strano...
«In realtà no: è una tecnologia più universale e accessibile. Dire accendi la luce è più immediato a volte di andare a cercare i tasti giusti da schiacciare».
Alexa insomma è sempre più sexy.
«In realtà abbiamo cominciato a dare altre opzioni. In Usa ci sono già le voci di celebrità e si sta sperimentando un tono maschile, anche se quello femminile è quella che ha contribuito al suo successo. Ma non è un dogma per noi».
E qual è il suo futuro?
«Sta diventando sempre più adulta, la sua intelligenza cresce. E chissà, magari un giorno ci stupirà».