il Fatto Quotidiano, 1 ottobre 2021
“Erotikon”, il muto orgasmo
Un orgasmo lungo un secolo. Sono in realtà pochi minuti di piacere femminile, ma è del 1929 il dramma che li custodisce, Erotikon del ceco Gustav Machatý. In cartellone alle Giornate del Cinema muto di Pordenone, che dal 2 al 9 ottobre celebrano la quarantesima edizione, inquadra una petite mort che fece storia, e scandalo.
Circoscritta da due cartelli quasi anonimi, “La tempesta deve aver strappato i cavi (del telefono, ndr)” e “So che non tornerai mai più”, l’estasi silenziosa, anzi, silenziata di Andrea si consuma nella naïveté, nel sex appeal e nella perfetta aderenza ai canoni naturalistici di Émile Zola della slovena Ita Rina. Andrea gode, e Machatý pure: il regista adombra il cunnilingus, praticato alla donna dal seduttore George (Olaf Fjord), e intervalla il piacere muliebre in primissimo piano con immagini religiose, cristi e madonne nientemeno. Blasfemia? Macché, si tratta più modestamente di épater la bourgeoisie, e allora sesso, allora Erotikon, dal nome del profumo regalato dal raffinato marpione.
Tra racconto modernista e storia convenzionale, ecco stagliarsi un poco oscuro oggetto del desiderio, Andrea, e un molto sicuro (di sé) soggetto del desiderio, George: un’asimmetria di genere su cui oggi molto ci sarebbe da eccepire, forsanche a rischio dell’orgasmo stesso. Machatý, che agiva di concerto col poeta Vítezslav Nezval, si fece meno problemi paritari e ci prese gusto, costruendo su un medesimo canovaccio tre anni più tardi il suo capolavoro, Extase (Estasi), con la mitologica Hedy Lamarr.
Divampata la passione tra il commesso seduttore e la svantaggiata figlia del capostazione, cineasta e poeta rincararono la dose: gravidanze inattese, morti premature, tentativi di stupro, eros e thanatos da manuale, sopra tutto, due – due! – triangoli amorosi, con George quale trait-d’-union. Il bellimbusto molla Andrea e frequenta l’avvenente Gilda (Charlotte Susa), sposata al facoltoso e sospettoso Hilbert (Theodor Pištek); Andrea non dimentica quella pirotecnica prima volta, ma si accomoda dal facoltoso e generoso Jean (l’italiano Luigi Serventi): il doppio triangolo non l’avevamo considerato, però funziona, eccome. Non solo stereotipi e prurigine, che il pubblico dell’epoca esigeva quasi per contratto, il melodramma scopre geometrie poliamoriche, affondi erotici, compensazioni romantiche (con ovvia destinazione Parigi) in bello stile: intenso, esplicito e non censurato, l’orgasmo di Andrea suggellava il controllato e vieppiù paraculo oltraggio al pudore di Machatý.
Il regista ceco avrebbe appunto concesso il bis, alzando l’asticella della licenziosità: Extase turbò la seconda edizione della Mostra di Venezia con il nudo integrale – il primo in un film non pornografico – della bellissima diciannovenne Hedwig Eva Maria Kiesler, poi star hollywoodiana con il nome d’arte Hedy Lamarr. L’arcivescovo di Venezia si stracciò le vesti, papa Pio XII condannò, Mussolini sanzionò, e la Storia del Cinema registrò.
In principio fu Erotikon, però, e a Pordenone mercoledì 6 ottobre sarà possibile riapprezzarne il basso continuo sensuale e modernista: in collaborazione con la Slovenska kinoteka, la pietra miliare del tardo periodo muto verrà accompagnata in sala dal compositore sloveno Andrej Goricar e otto musicisti.
Osé è anche la pre-apertura delle Giornate, questa sera al Teatro Zancanaro di Sacile: in occasione del settecentenario dantesco, verrà proiettato il già tribolato e censurato Maciste all’inferno (1926) di Guido Brignone, con Bartolomeo Pagano, contrappuntato dal vivo con la musica composta da Teho Teardo in collaborazione con Zerorchestra. E lo spartito seduttivo non cambierà, domani al Teatro Verdi, per Il ventaglio di Lady Windermere (1925), che Ernst Lubitsch ha mirabilmente tratto dalla pièce di Oscar Wilde. Presentato nel nuovissimo restauro del Museum of Modern Art di New York e con la musica per trio (violoncello, violino, pianoforte) composta da Carl Davis, l’adattamento esalta Irene Rich nei panni dell’irresistibile Mrs. Erlynne. Voltaggio maschile, viceversa, per l’evento finale di sabato 9 ottobre: l’Orchestra San Marco di Pordenone eseguirà in prima mondiale l’accompagnamento di Günter Buchwald per Casanova (1927) di Alexandre Volkoff, nella copia restaurata dalla Cinémathèque française. Basato sulle memorie dell’avventuriero libertino interpretato dal divo Ivan Mosjoukine, rievoca sullo sfondo di Venezia le atmosfere maliose e torbide di fine Settecento.