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 2021  settembre 30 Giovedì calendario

La Grecia, che di soldi non ne ha, fa la spesa al mercato delle armi. S’è comprata 4 fregate, un po’ di elicotteri, siluri, missili e 18 caccia Dassault Rafale

È ormai una bella tradizione del Vecchio Continente: Germania e Francia vendono armi alla Grecia, che le compra assai volentieri in odio al turco sempre pronto all’invasione fin dai tempi degli Ottomani. Che entrambi i Paesi siano nella Nato, un’alleanza militare, poco importa. Stavolta Atene ha deciso di dotarsi di 4 imprescindibili fregate, un po’ di elicotteri, siluri, missili e, dulcis in fundo, 18 caccia Dassault Rafale (6 nuovi e 12 usati), tutti prodotti da industrie francesi per la modica cifra di cinque miliardi e spicci. Il contratto, firmato un paio di giorni fa, arriva dopo la decisione del Parlamento greco del dicembre scorso di aumentare per il 2021 le spese militari del 57% rispetto al 2020. Dirà il lettore: magari prima avevano speso poco… Non proprio: non siamo al 6% del Pil degli anni 80, ma comunque l’anno scorso la spesa militare di Atene s’è attestata su un bel 2,79% secondo la Banca mondiale (per capirci, Italia e Germania sono poco sopra l’1% del Pil). Per un Paese in sostanziale bancarotta come la Grecia e con tassi di povertà incompatibili con la ricca Europa – anche se si fa finta che non sia più così – una sorta di schiaffo alla miseria. E quello schiaffo (del soldato?) arriva ogni anno e con la benedizione delle meglio autorità europee, anche dette “creditori” da quando “Troika” non si porta più. Le stesse che hanno preteso varie libbre di carne di pensionato, commerciante, lavoratore, ammalato, bambino, con un altra casacca hanno poi venduto armi ad Atene (Francia e Germania per 650 milioni persino nei due anni più bui della crisi) e qualche volta l’hanno di fatto costretta a comprarle. Famoso è il caso dei contratti miliardari – con annesse tangenti – firmati dal governo di centrodestra guidato da Karamanlis (2004-2009) per carri armati panzer Leopard, sottomarini Poseidon e altri armamenti: il successore di Karamanlis, il socialista Papandreu, nel 2010 provò a bloccare l’acquisto ordinando pure una perizia che rivelò diversi difetti di quei sistemi d’arma. A marzo 2011, però, fu costretto a ripensarci: comprò sottomarini e panzer per 1,7 miliardi da ditte tedesche. Siamo tra il primo e il secondo prestito della Troika, entrambi accompagnati da draconiani tagli alla spesa. Non a tutto però.