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 2021  settembre 28 Martedì calendario

Proposta: un’Agenzia per l’occupazione

Nelle intenzioni del governo il Pnrr dovrebbe portarci a più che raddoppiare il tasso di crescita per molti anni a venire. Dopo il rimbalzo in corso quest’anno, si prevede già per il 2022 oltre il 4% di crescita, come ai tempi del miracolo economico. Anche solo per avvicinare questi obiettivi abbiamo bisogno di spendere bene i soldi che arrivano dall’Europa, usandoli per aggiustare permanentemente quegli ingranaggi della nostra economia che non funzionano.
Uno di questi ingranaggi difettosi è il mercato del lavoro.Nonostante una disoccupazione a due cifre, le imprese faticano a trovare i lavoratori con le competenze di cui hanno bisogno. Le cause sono tante, ma una di queste è il fallimento delle politiche attive del lavoro.
Con la Gol, Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, il Pnrr si propone di affrontare questo problema; ma questo acronimo dovrebbe essere declinato più correttamente come Grande Opportunità Lasciata.
La Gol prevede di distribuire un miliardo all’anno, 5 in totale, a tutte le Regioni italiane, anche a quelle che palesemente non hanno alcuna capacità di attuare politiche attive. La giustificazione del governo è che il titolo V della Costituzione assegna alle Regioni la competenza in materia; inoltre il piano deve essere legge entro l’anno e non c’erano i tempi per far passare nella Conferenza Stato Regioni un testo diverso.In questo ragionamento ci sono due errori di fondo. Il titolo V non impedisce affatto di riformare le politiche attive del lavoro. E non bisogna spendere a tutti i costi: se non si può spendere bene, meglio salvaguardare le risorse per quando si sarà in grado di utilizzarle.
Trovare lavoro a una persona con occupabilità bassa è incredibilmente difficile. Richiede un contatto diretto con l’interessato, il che obbliga a decentrare le politiche attive.
Ci vogliono poi grandi professionalità sul territorio, oggi purtroppo largamente assenti soprattutto in Regioni con il 30 per cento di disoccupazione. Queste professionalità non si improvvisano e non possono essere sostituite dagli assistenti sociali, né dalla digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche. Un’agenzia indipendente dalla politica può essere di grande aiuto alle Regioni. Le politiche attive del lavoro sono infatti uno dei pochi settori della politica economica dove le conoscenze e gli studi degli specialisti contano davvero.
Esistono centinaia di studi sulle politiche attive fatti all’estero che ci danno un’idea (non certezze!) su cosa funziona e cosa no. Ma i politici italiani non ne hanno la minima contezza: hanno sempre affrontato il problema con leggi, decreti e annunci roboanti. In passato si sono affidati anche a un apprendista stregone che prometteva mari e monti, con i risultati che sappiamo.
Poi questo governo ha deciso (nel Decreto sostegni bis del maggio scorso) di smantellare l’Anpal, l’agenzia indipendente che aveva al suo interno queste professionalità e che poteva intervenire per sostituire i centri per l’impiego dove questi di fatto non esistono, e di riportare il coordinamento delle politiche attive dentro al ministero del Lavoro. È come se per la pandemia il governo si fosse affidato esclusivamente a qualche pur valente capo di gabinetto invece che coinvolgere anche i virologi ed epidemiologi del Cts e dell’Iss.
E così il documento che presenta Gol, mentre giustamente riconosce l’importanza e la complessità delle politiche attive, si rifugia dietro le belle intenzioni. Eccone alcuni esempi: “Bisogna evitare il più possibile canali separati di intervento e sovrapposizioni tra strumenti aventi le medesime finalità”; “bisogna superare la separazione tra le politiche della formazione e le politiche attive del lavoro”; “la personalizzazione degli interventi è cruciale”; “è cruciale lo sviluppo degli strumenti analitici di conoscenza dei sistemi locali del lavoro, quali skills intelligence e skill forecasting “, "sulla base del profilo di occupabilità, dell’analisi dello skill gap, della complessità del bisogno potranno così individuarsi specifici percorsi per gruppi di lavoratori dai bisogni simili”. Non manca una complicatissima tabella con i “livelli essenziali” di Gol.
Tutto vero e giusto, ma tutto inutile finché molte Regioni rimarranno drammaticamente inadeguate a questi compiti.
Invece di cercare di programmare tutto sulla carta, il governo dovrebbe investire in una agenzia professionale e indipendente che aiuti le Regioni a raggiungere, poco alla volta, il livello di professionalità necessario.
Una tale agenzia è necessaria anche perché non si può prevedere tutto in anticipo, occorrono flessibilità e adattamento a situazioni che si presentano di volta in volta e che richiedono la valutazione di esperti del campo.
E invece che con il titolo V il governo farebbe bene a prendersela con la scelta di smantellare l’Anpal e di politicizzare il coordinamento a livello nazionale delle politiche attive del lavoro.