Il Messaggero, 28 settembre 2021
In Corea del Sud ci sono taxi collettivi che ti portano a spasso per meno di un euro
Sono le 5 di mattina di una giorno qualsiasi. Siamo in aperta, apertissima campagna, in una delle regioni più rurali della Corea del Sud, Seocheon. Un gruppetto di persone è in piedi, con qualche bagaglio appoggiato per terra. Ti aspetti che passi un autobus, per portarli alla città più vicina, a far compere, magari.
Invece arriva un taxi. L’autista scende, aiuta i passeggeri, tutti vecchietti, a salire, carica i bagagli e riparte, scomparendo presto all’orizzonte. Ricconi locali che vanno a far compere? Una corsa fino a Seoul, la capitale, o anche Incheon potrebbe costare fino a mille euro.
Niente affatto: i passeggeri sono diretti presso l’ospedale della zona, ad una trentina di chilometri, per una serie di controlli. Fino a qualche tempo fa dovevano andarci in autobus, o disturbare i figli emigrati nelle grandi città. Ora ci vanno in taxi. Il Taxi 100 won (la valuta locale): poco meno di un euro. Ne ha parlato la Tv coreana, di recente, suscitando molto interesse anche in Giappone, altro Paese dove accanto ai supertreni dell’alta velocità (comunque superati, per prestazioni e costi operativi, da quelli cinesi) resiste un sistema di trasporti locali lento e farraginoso. Ma soprattutto estremamente costoso. Un problema che abbiamo anche in Europa, Italia compresa: pensate a tutti i collegamenti locali, sia stradali che ferroviari, che vengono mantenuti a fatica o che, causa costi di gestione troppo alti, vengono soppressi.
In Corea del Sud hanno trovato un’altra soluzione. Il taxi incentivato. A chiamata, ovviamente gratuita e tariffa fissa: 100 won, meno di un euro. Possibile? Possibile. Anziché mantenere collegamenti sempre più costosi e scarsamente utilizzati, il governo ha invitato, per ora su base sperimentale, alcune regioni a istituire un sistema di taxi pubblici, pronti a muoversi su prenotazione o anche in caso di emergenza. Il prezzo della corsa, fino a 50 km, come abbiamo già detto è fisso: 100 won, meno di un euro. Il resto, ma concordando i costi con le varie ditte o conducenti privati, lo mette la Regione. E alla fine, lo Stato. La regione di Seocheon, famosa, prima del Covid, per le sue bellissime spiagge, i suoi paesaggi ed il ramiè, un pregiato tessuto orientale, antesignano di seta e cotone, è stata la prima a darsi da fare. Il governatore, uomo molto popolare e disabile dalla nascita, ha ordinato una serie di studi di fattibilità e ha siglato un accordo con i tassisti, accordo che pian piano sta allargandosi anche ad altre regioni. «Non è solo questione di costi, che in certi casi possono ridursi del 70% ha spiegato alla Tv locale è anche un’importante iniziativa sociale. La crisi demografica, con l’invecchiamento progressivo della popolazione, ha portato al sempre più triste isolamento degli anziani. Consentire loro di andare ogni tanto in città fare compere e magari andare a trovare i figli è molto importante». Il servizio per ora è disponibile per tre categorie: anziani oltre sessant’anni, famiglie con un reddito inferiore a 4 mila dollari l’anno e tutti coloro che vivono in una zona rurale dove la prima stazione ferroviaria, o fermata di autobus, sia ad oltre 700 metri.
L’iniziativa, oltre che ai residenti locali, sembra essere particolarmente gradita ai tassisti. Sia dipendenti di aziende o cooperative che private. E non solo per una questione di business. Anche in questo caso, l’aspetto sociale è molto importante. «Io ho i miei genitori che vivono in villaggio sperduto ha spiegato Lee Ki-Yeop, tassista di 42 anni prima riuscivo ad andare a trovarli una volta l’anno, ora quasi una volta alla settimana. Non solo, ma li porto anche in giro, assieme ai loro amici. Per loro è cambiata la vita. E chissà che qualche giovane scappato in città non ne approfitti per tornare a casa, e vivere qui».
In poco meno di un anno, i taxi di Soncheon che hanno aderito all’iniziativa, un centinaio, hanno trasportato oltre 40 mila persone da e per una quarantina di villaggi. Alla Regione il tutto è costato circa 140 mila dollari, la metà del budget previsto e un quinto del costo dei trasporti pubblici dell’anno procedente. Alcuni autisti delle corriere soppresse hanno preso la licenza e sono diventati tassisti.
Come si diceva, l’iniziativa ora si sta espandendo in tutto il Paese. Si calcola che per la fine dell’anno saranno oltre due milioni i cittadini che potranno usufruire di questo servizio. Qualche amministrazione pubblica italiana vuole provarci?