Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  settembre 27 Lunedì calendario

Il mito Gordon Gekko non tira più

C’è un cambiamento di paradigma nei giovani d’oggi che, entrando nel mondo del lavoro, scelgono le banche d’affari: non resistono troppo a lungo perché ritengono di essere pagati meno che nei private equity o nei fondi hedge, non vedono prospettive di carriera rapide come negli altri due comparti della finanza e, soprattutto, si sono resi conto che il passaggio imprenditoriale che prevede il lancio del proprio fondo o dell’inflazionatissima start up può avvenire più facilmente quando si esce da un private equity o da un giovane fondo hedge che in una “vecchia” banca d’affari. Le banche cercano di correre ai ripari. Ad esempio Merril Lynch/Bank of America ha annunciato lo scorso maggio un aumento di stipendio di 10.000 dollari all’anno per i più giovani e 25.000 dollari all’anno in più per i “vice president”, che in genere sono poco più vecchi, fra i 27 e i 33 anni (attenzione, si tratta di funzionari di primo grado non di reali vicepresidenti) Barclays, che ha rilevato in America i resti di Lehman Brothers, ha invece annunciato che, a meno di emergenze, non si dovrà più lavorare dopo le nove del venerdì sera e fino alle nove della domenica sera. Sempre troppo perché comunque le 80-90 ore si fanno lo stesso anche in cinque giorni! Cosi i giovani lasciano.
La storia tipo di Ben Chon
Valga per tutte la storia di Ben Chon, 27 anni. Racconta su YouTube una giornata tipo nella vita di un analista ( l’analista é il grado di ingresso al lavoro) in una banca di investimento (vedetevelo se potete perché è molto interessante: https://www.youtube.com/watch?v=2Vm-bmlt55A). Quel video, e questo è un altro segnale, ha raccolto 240.000 contatti! Alla fine Ben ha lasciato la banca mesi fa per provare a costituire una sua start up (good luck!, perché non è facile come sembra). Alla questione compensi, carriera rapida si aggiunge la vita privata. I giovani di oggi sono molto meno propensi a sacrificare la loro gioventù per guadagnare di più. Il cambiamento è dunque in atto e non è cosa da poco. È un cambiamento, questo, che chiude un ciclo di dominio assoluto del settore investment banking, quel settore dell’alta finanza che segue per conto di un dato cliente fusioni e acquisizioni o aumenti di capitali, magari con un mix di debito. Gli investment bankers sono gli architetti dell’affare, sono loro ad avere il rapporto con il cliente e a proporgli soluzioni. Questo ciclo è durato 50 anni. È stato caratterizzato da battaglie epiche, da una forte applicazione del principio schumpeteriano della distruzione creativa del capitalismo per fondere insieme aziende o interi settori e tagliare i rami secchi. Un’epoca celebrata in romanzi diventati best sellers mondiali e film bellissimi – pensiamo a Bonfire of the Vanities, di Tom Wolfe, 1987, la prima grande celebrazione di questo mondo, di una Wall Street fatta di iperboli, ricca e anche ricchissima, di un’alta società americana in evoluzione. Pensiamo a Wall Street di Oliver Stone, di nuovo 1987, e al mitico Gordon Gekko – ognuno ha la sua idea di chi avesse ispirato il personaggio, si è detto Carl Icahn, Asher Edelman, Ivan Boeski, ma io ho la mia idea, e senza fare nomi, continuo a vederlo ogni tanto con i capelli tirati indietro. Pensiamo a Barbarians at the Gate, di Brian Burrough, 1989 e ai giovani banchieri d’affari a combattere sempre fino alle prime luci dell’alba attorno all’acquisizione di RJR Nabisco. È in quegli anni che la professione dell’investment banker è diventata leggenda, meta ambita di ogni giovane che uscisse con un Master da una prestigiosa Business School, passaggio obbligato per accedere alle porte di potenziali grandi ricchezze, potere e successo.

Le nuove carriere
Questo mondo è finito. Lo dico per provocazione, perché le grandi banche d’affari continuano a lavorare e a macinare profitti e molti banchieri continuano a guadagnare grandi quantità di danaro. Ma come dicevo, sempre più oggi i giovani non pensano più a una carriera tradizionale. Non vogliono essere schiavizzati su un computer a compilare spread sheets fino alle 3 del mattino, e sempre più non ritengono profittevole o utile andare a una business school come si faceva un tempo: un master di due anni a tempo pieno può costare anche 600.000 dollari fra costo delle tasse scolastiche ( circa 180.000 dollari) e guadagno mancato. È da qualche anno che il tema è all’attenzione dei media. Nel 2015 la CNBC dedicava un intero servizio alla disaffezione dei giovani con una certa Wall Street che aveva perduto l’originale spirito di “partnership” che già allora chiedeva troppo e dava molto meno di quanto capitasse dieci anni prima. I percorsi di carriera si allungavano.
Come ci ha raccontato benissimo Stephen Schwarzman, il fondatore di Blackstone (oggi nemesi dell’editore Cairo) nel suo libro “What it Takes”, varcando le porte di una grande banca d’affari, se si era bravi si poteva accedere al club dei partner, dei soci, appena superata la soglia dei 30 anni o come è successo a lui anche prima. Schwarzam ricorda i primi passi nella leggendaria Lehman Brothers dei primi anni Settanta, ancora controllata dagli eredi dei fondatori, i primi deals e le regole che secondo lui portano al successo in finanza o più in generale negli affari, fino all’avventura che lo ha portato a creare da zero uno dei più grandi conglomerati finanziari del nostro tempo, Blackstone appunto.
Ma è stato proprio nel 2015 che si è segnata una svolta nella percezione dei giovani, con il tragico episodio di Moritz Erhardt, un ragazzo tedesco di 21 anni che aveva fatto una internship da Merril Lynch Bank of America. Era quasi alla fine del suo periodo estivo di sette settimane. Sapeva che quel periodo avrebbe determinato una possibile assunzione l’anno successivo. Cercava di finire il suo lavoro di analisi finanziaria e per fare meglio, per superare gli altri ha lavorato giorno e notte per tre giorni di fila. Il terzo giorno torna a casa alle 6 di mattina e muore stremato. Fu uno scandalo e un campanello d’allarme. E alcune cose sono cambiate. Ma il percorso sarà lungo. Intanto in molti preferiscono il miraggio del guadagno più facile e cambiano anche radicalmente la loro vita. Anche perché, in effetti, a riuscirci non sono stati poi così pochi.