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 2021  settembre 26 Domenica calendario

I 500 anni dalla morte di Josquin Desprez


Si può essere famosi e sconosciuti al tempo stesso? Probabilmente il caso più prossimo a questo paradosso è quello di Josquin Desprez, un grande musicista fiammingo del quale sappiamo con certezza solo la data della morte, che lo colse nel 1521 a Condé-sur-l’Escaut. Con la data di nascita cominciano i problemi: fino a qualche decennio fa gli storici la collocavano intorno al 1440, attribuendogli così una vita per quei tempi straordinariamente lunga. Alla fine del secolo scorso, grazie alla scoperta di nuovi documenti, i biografi sono riusciti a fissare la nascita del nostro musicista intorno al 1450 in un villaggio nei dintorni di Tournai (Frasnes-lez-Buissenal).
Se si mettono da parte le incertezze dell’anagrafe e si entra nel campo della fama, le cose cambiano completamente: il fiammingo Josquin Desprez è un musicista sulla cui celebrità tutti furono e continuano a essere d’accordo. Franchino Gaffurio, un suo coetaneo che era un gran sapiente nonché maestro del coro del Duomo di Milano, diceva di lui: «Si canta il solo Josquino, in tutte le cappelle; il solo Josquino in Francia, in Bohemia, in Hungria, il solo Josquino». Gaffurio aveva perfettamente ragione; la fama di Josquin era dilagata in tutta l’Europa e tra gli estimatori figuravano sovrani, pontefici e le dinastie più illustri dell’Italia rinascimentale: gli Este, i Gonzaga, gli Sforza, i Borgia.
Un paio di aneddoti vengono a confermarne la celebrità: il re di Francia Luigi XI era talmente invaghito della sua musica che avrebbe voluto cantarla lui stesso. I desideri di sua Maestà erano ordini ma nel caso di Luigi XI c’era un problema difficile da risolvere: il re era terribilmente stonato! Josquin risolse il problema con un semplicissimo colpo di genio: compose una chanson a quattro voci intitolata Guillaume va se chauffer in cui una parte, quella destinata al sovrano, ripeteva sempre la stessa nota. Alla fine della performance Luigi XI raggiante di gioia compensò lautamente quel Josquin così geniale e astuto. Il secondo aneddoto che merita di essere ricordato riguarda l’imperatore Carlo V; è meno spettacolare del precedente ma ci comunica un messaggio di grande profondità. Il ritratto più vero che Tiziano ci ha lasciato del grande imperatore è probabilmente quello dipinto nel 1548 e conservato alla Alte Pinakothek di Monaco di Baviera. L’espressione del volto e la postura stessa del sovrano seduto su una seggiola giustificano la definizione allora assai di moda di «Imperatore senza sorriso». Il sovrano più potente della terra è un uomo che irradia tutto all’intorno un’aura di malinconia e numerose testimonianze riferiscono che cantasse spesso tra sé e sé Mille regretz, una delle più struggenti chansons di Josquin.
La celebrità di Josquin si riflette in un’infinità di altri eventi ma qui ci limiteremo a ricordare quelli legati alla città di Ferrara dove il musicista fiammingo approdò alla fine del viaggio in Italia. A Milano e a Roma era stato al servizio del cardinale Ascanio Sforza e di due papi – Innocenzo VIII e Alessandro VI – e sempre aveva suscitato un’ammirazione della quale la prova più tangibile è data dalla pubblicazione delle sue Messe musicali. La neonata stampa musicale – siamo a Venezia nel 1502 – esordì proprio con le musiche di Josquin! Giusto un anno dopo il Maestro arriva a Ferrara dove il duca Ercole d’Este lo vuole a tutti i costi (ingaggiato col favoloso compenso di duecento ducati). Il duca era un buon musicista e lo era anche la moglie, Eleonora d’Aragona, ma tutte le arti risplendevano in quella corte con un’intensità e una perfezione incomparabili. La cappella musicale del duca, coi due cori di 24 voci ciascuno, non era seconda a nessun’altra e con tali strumenti a disposizione Josquin poté creare alcune delle sue pagine supreme; in particolare la Missa Hercules Dux Ferrariae e il meraviglioso Miserere mei, Deus scritto per la settimana santa dell’anno 1504. Il soggiorno a Ferrara fu breve – poco più di un anno – perché Desprez, quasi presago di imminenti sventure, nel 1504 lasciò la corte estense. Solo un anno dopo un’ondata di peste travolse il duca e Jacob Obrecht, il compositore chiamato a sostituirlo. Nel frattempo il musicista ammirato e idolatrato dai sovrani di tutta l’Europa si era ritirato a Condé-sur-l’Escaut, una località delle Fiandre non lontana dal villaggio natio dove, continuando a fare musica, sarebbe vissuto fino al 1521.