la Repubblica, 26 settembre 2021
Il time-out che conviene alle televisioni
Ci meritiamo tutti una tregua. Sarà per questo che si (ri) parla del time- out nel calcio. In realtà ne esiste già uno, pure lungo, tra i due tempi. Avviene però nel chiuso dello spogliatoio. Tutto quel che accade è segreto, o leggenda. La sfuriata di Pesaola che ha ispirato l’inizio del film di Paolo Sorrentino L’uomo in più. Il discorso di Zidane nell’intervallo a Cardiff tra Real Madrid e Juventus. Epiche fatte di gesti (il rotear della giacca) e parole («Dobbiamo faticare, è una finale, però sempre pensando che il gol arriverà») di per sé inutili, ma resi influenti dal senno (e dal risultato) di poi. A chi serve veramente la pausa di riflessione? Che cosa possono dire gli allenatori per dirottare il destino di una partita?
Improbabile mettersi a spiegare schemi alternativi o cambi di tattica. I calciatori in trance agonistica sono come amanti con l’ansia da prestazione. Se ti metti a disegnare sulla lavagnetta la mappa delle zone erogene li mandi in tilt, meglio qualche incoraggiamento, soave o sporco. Lo si vede dove il time out è ammesso. Don Fefè De Giorgi, ct della pallavolo, passerà alla storia per aver detto, nel momento cruciale: «Avete delle facce…», formula magica per defibrillare sei ragazzi senza più polso. Facendo una ricerca sui time out più noti vengono poi fuori: il predecessore di Fefè, Chicco Blengini, che dice ai suoi: «Stasera uscite, è pieno di donne (eufemismo). Ma domani, nessun ubriaco sul pullman»; il collega Roberto Piazza che bestemmia tra i palleggiatori olandesi; Simone Pianigiani che urla ai suoi cestisti: «Animo, cazzo! Almeno facciamo a cazzotti!» e il suo collega Matteo Boniciolli che li accarezza così: «Siamo una squadra di stronzi!».
Ecco il punto: nonostante lo invochi uno come Pioli, il time-out non servirebbe tanto agli allenatori, quanto alla televisione, allo spettacolo, all’immaginario collettivo filtrato e trasformato in highlight. Non si anela al sublime, si vuole la caciara. Di un’intera serata a ricordo di Franco Battiato restano i fischi a Sgarbi. Quanto si arricchirebbe il riassunto di un 3 a 3 nel derby romano con qualche saracca tirata da Mourinho e Sarri a uno svogliato milionario? Invece di decrittare il labiale di Allegri come fosse il codice Enigma potremmo ascoltarlo in diretta e offrirlo alla famelica esegesi di Lele Adani. Via le mani a protezione della bocca, finalmente. Tutto visibile, trasparente, in chiaro. Poi ci pensa Dazn con il suo segnale intermittente a mantenere le opportune zone oscure, alimentando il mistero, consentendo la fede.