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 2021  settembre 26 Domenica calendario

Anche l’e-commerce diventa a rate

La definizione del mercato suona rassicurante quasi quanto uno slogan pubblicitario: Bnpl, acronimo di Buy Now Pay Later. Cioè: compra ora e paga dopo. La nuova e più promettente frontiera dei pagamenti digitali si presenta con un nome nuovo per descrivere in apparenza un’attività piuttosto antica: l’acquisto a rate. La novità però è che ora il mercato dei prestiti si sta miniaturizzando e permette di acquistare a rate anche un maglione, una racchetta da tennis o un profumo.
Che ci sia fermento intorno al settore lo testimoniano le grandi operazioni finanziarie delle ultime settimane. In estate l’acquisizione da parte di Square di Afterpay, principale operatore mondiale nel Bnpl, per la cifra record di 29 miliardi di dollari. Poco dopo è stata la volta della giapponese Paidy, rilevata per 2,7 miliardi da Paypal. L’appetito si è fatto sentire di recente anche in Italia, con Scalapay, uno dei primi player nel nostro Paese, che ha chiuso un round di finanziamento da 155 milioni di euro. E secondo la società di consulenza Keleido Intelligence il volume di questo tipo di finanziamenti dovrebbe passare dai 353 miliardi di dollari del 2019 ad almeno 680 miliardi nel 2025 Ma come funziona concretamente il “compra oggi e paga dopo”? Il meccanismo è semplice. Grazie a queste società è possibile frazionare in poche rate e senza interessi anche gli acquisti più piccoli. Una prima parte del pagamento viene scalata subito. Le rimanenti nei mesi successivi. Un’opportunità anche per i negozi, che così vedono aumentare il numero di potenziali clienti a fronte di una piccola commissione versata alle società.
«L’idea è nata in Australia. Sia io sia il mio socio Johnny Mitresvki avevamo avviato diversi negozi online e ci eravamo resi conto di come poi arrivando al momento del pagamento il settanta-ottanta per cento delle transazioni non si completassero», spiega Simone Mancini, cofounder dell’italiana Scalapay. Da qui è nata l’idea di lanciare uno strumento che facilitasse gli acquisti. «Abbiamo visto che in Australia si stava diffondendo questo sistema di acquisto a rate, così abbiamo incominciato a sviluppare una soluzione ed è nata Scalapay».
Anche Klarna, altro grande operatore del settore nato in Svezia e valutato lo scorso giugno 45,6 miliardi di dollari dopo l’ultimo mega round di finanziamento, prevede un meccanismo simile. L’acquisto è sempre frazionato in tre rate. La prima si versa subito, le altre due, senza interessi, a intervalli di 30 giorni. «Il nostro prodotto è tarato per funzionare tra i 35 e 1000 euro ma il carrello medio vale tra i 100 e i 200 euro», spiega Francesco Passone, country manager italiano della società.
Micro rate per micro acquisti vogliono dire comunque micro debiti che qualcuno prima o poi dovrà pagare. Per gli operatori però la chiave del successo di questo settore, e che assicurerebbe il basso livello di insolvenza da parte dei clienti, è la frequenza degli acquisti dovuta proprio ai bassi importi e che permette agli algoritmi di definire sempre con maggiore precisione l’affidabilità creditizia di chi compra. «Siamo una banca e quindi andiamo a gestire un rischio: in caso di insolvenza il costo è nostro visto che l’esercente viene pagato per intero al momento della transazione», dice ancora Passone, spiegando che «sono più di 100 i parametri considerati» per valutare il merito di credito di un cliente, dal tipo di browser utilizzato all’indirizzo ip fino all’orario in cui si perfeziona l’acquisto.
Il rischio, per quanto basso, non è azzerato. E il conto finale per i prodotti non pagati da qualche parte finisce. «La percentuale di acquisti che alla fine non vengono saldati integralmente è molto modesta, inferiore all’1%», spiega ancora Mancini di Scalapay. L’azienda si appoggia a dei partner bancari che rilevano i crediti e che a loro volta, attraverso operazioni di cartolarizzazione, cioè di impacchettamento dei crediti, poi mettono gli stessi di nuovo sul mercato. Alla fine quindi, in caso di insolvenza di un cliente, a saldare il conto finale del maglione o della racchetta da tennis potrebbe essere, molti passaggi dopo, qualche ignaro investitore ingolosito da prodotti finanziari ad alto rendimento. E a “pagare dopo” potrebbe non essere più la stessa persona che ha “comprato ora”.