Professore, in molti hanno letto il suo post come un endorsement a Raggi a una settimana dal voto.
«Partiamo da Roberto Gualtieri (candidato del centrosinistra alle Comunali di Roma, ndr). Ha definito un errore inviare i consiglieri da un notaio per far decadere il sindaco. Ma il Pd ha ricandidato sia alle Regionali che alle Amministrative gli stessi che mi tradirono. Gli elettori dem hanno apprezzato le scelte che feci da primo cittadino: la chiusura della discarica di Malagrotta, la pedonalizzazione dei Fori e di Piazza di Spagna, la ripresa dei lavori e l’apertura della Metro C, la meritocrazia nelle scelte della classe dirigente. Invece la leadership del Pd non ha mai apprezzato la mia libertà intellettuale. Quanto a Raggi, il mio non è un endorsement. È quel sì al sì e no al no (tutto il resto appartiene al demonio) del Vangelo di Matteo».
Bene. Raggi le ha chiesto scusa per le arance in aula ai tempi di Mafia Capitale e lei ha gradito. Ma dal Pd non ha ricevuto davvero nessuna scusa?
«Solo un messaggio su Facebook da Enrico Rossi (allora governatore della Toscana, ndr) nel 2019. Scrisse che sbagliò ad approvare la decisione della segreteria del Pd.
Peraltro, confermando che la decisione venne presa dalla segreteria».
Oggi Gualtieri promuove le sue scelte. Non basta per ottenere il suo apprezzamento?
«Ho scritto una lettera aperta ai candidati e spero nelle loro risposte.
Io avevo approvato un piano per il dopo Malagrotta che è stato affossato. Penso che Acea debba assorbire la componente industriale di Ama, l’azienda dei rifiuti più grande e inefficiente d’Italia. Roma dovrebbe avere accesso diretto al Fondo nazionale del trasporto senza la Regione Lazio come intermediario insolvente. Per i trasporti Roma nel 2015 ha avuto dalla Regione Lazio 140 milioni di euro, mentre la Lombardia ha destinato a Milano più del doppio, 285 milioni di euro. Se i 500 milioni per il trasporto pubblico venissero trasferiti dallo Stato direttamente a Roma, si potrebbero completare i pochi chilometri mancanti dell’anello ferroviario. Se ne parla dal 1913, servono poco più di 5 chilometri di rotaie e un ponte».
Quindi? Se potesse votare a Roma chi sceglierebbe?
«Io voto a Philadelphia».
In corsa c’è il suo ex assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo. Continuerà a sostenerlo anche se corre nella stessa coalizione del Pd?
«Giovanni è una straordinaria risorsa, un uomo libero e chiunque dovrebbe utilizzare la sua intelligenza e la sua passione».
Carlo Calenda la vedrebbe bene nella sua giunta. Accetterebbe?
«Come dice il Qoelet (un testo della Bibbia attribuito al Re Salomone,
ndr ) c’è un tempo per ogni cosa».
Anche per le elezioni. Manca una settimana. Un pronostico?
«Sarà determinante il voto della Roma che non vive nel centro storico. E credo che i sondaggi non colgano il sentimento dei m ilioni che vivono nel disagio».
Raggi spiega che avete idee comuni. Che ne pensa?
«Ha fatto scelte opposte alle mie su molte e importanti aree strategiche, dallo stadio alle farmacie comunali.
Ma ha il diritto di essere valutata dai cittadini. Quel diritto che il Pd tolse ai romani nel 2015».