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 2021  settembre 26 Domenica calendario

L’alta tensione nel Pacifico non conviene all’Ue

Sessanta anni fa il libretto rosso di Mao Zedong e la rivoluzione culturale della Repubblica popolare cinese contagiarono il maggio europeo e fecero della Cina, agli occhi di molti giovani in Europa e in America, un modello per le nuove generazioni della sinistra, ormai deluse dal comunismo bolscevico. Negli anni 80 quella stessa Cina, governata allora da Deng Xiaoping, seppelliva il marxismo e diveniva teatro di una strepitosa crescita che avrebbe fatto della Repubblica popolare l’economia più dinamica del globo. Le industrie europee non esitarono a cogliere l’occasione e calarono sul continente cinese come un enorme sciame di api. Favorirono la crescita tecnologica della Cina, ma ne trassero grandi vantaggi. Mentre i cinesi si arricchivano e creavano uno straordinario mercato, il loro Paese cresceva, a passi di gigante e la sua economia, nel quadro di quella mondiale, diventava un fattore sempre più imprescindibile. Ma il gigante asiatico non era soltanto produttore e consumatore. Era anche una grande potenza, orgogliosa e ambiziosa, desiderosa di riscattare i lunghi anni del declino imperiale. Ammirata e rispettata, tuttavia, era anche sospettata e temuta. Gli Stati Uniti e altri Paesi oscillano da allora fra posizioni opposte. Hanno bisogno della sua economia e vorrebbero esserne i fornitori, ma temono che questa economia divenga anche potenza politica e militare, allarghi la sua area di influenza all’intero Mare cinese meridionale, trasformi i loro amici asiatici in altrettanti satelliti del gigante cinese. In un tale contesto è inevitabile che Usa e Cina prendano continuamente in considerazione le prospettive di un conflitto e si comportino come potenziali nemici. Per fare buoni affari occorre un clima di reciproca fiducia. Ma per prepararsi alla guerra e compiacere il complesso militare industriale, occorre vivere continuamente in un clima di allarme e sfiducia. Donald Trump e Joe Biden sono alquanto diversi, ma hanno continuamente alternato, dopo essere arrivati alla Casa Bianca, le due politiche. L’ultima mossa sulla loro scacchiera, forse la più pericolosa, è Aukus, una Nato asiatica composta da Stati Uniti, Regno Unito e Australia che ha esordito nella politica internazionale commissionando per uno dei suoi membri (l’Australia) una flotta di sottomarini nucleari. Dovevano essere forniti dalla Francia, un Paese che avrebbe potuto lanciare efficaci segnali di pace rallentando i tempi della consegna; ma 0ra verranno fabbricati da un Paese, l’Australia, che è un alleato degli Stati Uniti e ne condivide la politica cinese. Spetta quindi all’Unione Europea formulare un politica che non sia quella degli Stati Uniti, spesso motivati soprattutto dall’abituale desiderio di considerare i cinesi potenziali nemici. Una nuova guerra fredda, nel Pacifico, dopo quella dell’Atlantico, non può essere una guerra dell’Europa.