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 2021  settembre 25 Sabato calendario

Mussolini ringhiava alla radio ma in inglese la sua voce era d’oro

«Una bruna bellezza meridionale, gambe stupende alla Marlene Dietrich, caratterizzata da un’intelligenza folgorante», così fu descritta dalle cronache del dopoguerra la giornalista Lisa Sergio. La fascinosa annunciatrice radiofonica aveva avuto il suo primo exploit sotto il fascismo ma dal 1939, dopo essere emigrata oltreoceano, si qualificò come una delle principali voci antifasciste negli Usa. A determinare la fama a livello internazionale di Lisa, che nel 1945 il settimanale «Variety» incluse nell’elenco dei commentatori più popolari, fu la sua spiccata personalità e il temperamento estroso e imprevedibile che prima la costrinse ad abbandonare precipitosamente l’Italia del Duce e poi fece di lei una sorvegliata speciale dell’Fbi nei bui anni postbellici vissuti dagli States durante il periodo del maccartismo. La sua è stata una vicenda piena di ombre e di misteri che, per la prima volta, viene interamente ricostruita con molti documenti inediti da Sandro Gerbi ne La voce d’oro di Mussolini. Le tre vite di Lisa Sergio.
Per prima cosa lo storico ci mette in guardia: guai a fidarsi delle notizie che Lisa stessa ci ha rifilato per decenni. «La Sergio privilegia il verosimile rispetto al vero», avverte lo studioso, chiarendo che l’autobiografia lasciata dalla Sergio e mai pubblicata è piena di lacune e di contraddizioni. Osserva Gerbi, per esempio, che l’annunciatrice era solita sostenere che il licenziamento dalla radio italiana sarebbe stato originato dal suo latente antifascismo, scoperto da Mussolini in persona. «Per cui, se non se ne fosse andata dall’Italia, sarebbe finita al confino se non in carcere. Ma non c’è un brandello di documento che certifichi questa versione», commenta lo studioso. Che la vita della Sergio fosse piena di incognite e di colpi di scena non fu comunque un’invenzione della protagonista. Il primo sconvolgimento della sua esistenza fu la violenta separazione dei genitori. Il padre, il barone Agostino Sergio, proprietario terriero, puntò un revolver contro la moglie, Margherita Fitzgerald, proveniente da Baltimora, sparò e, per fortuna, sbagliò la mira. Lisa, che parlava l’inglese alla perfezione grazie all’insegnamento materno, sentì la necessità di emanciparsi assai presto e cominciò a lavorare giovanissima. Nel 1923 divenne redattore di «The Italian Mail», l’unico settimanale italiano in lingua inglese, e poi passò a dirigere «Italian Tribune», proclamandosi fervente fascista e chiedendo per la sopravvivenza del suo giornale sovvenzioni al regime e udienze private a Mussolini. Come arrivò a farsi assumere dall’Ufficio stampa diretto da Galeazzo Ciano per la trasmissione in inglese del bollettino radio? Le strade del nuovo incarico sono fantasiosamente ripercorse da Lisa. La futura giornalista riferisce che avendo accettato di organizzare una mostra archeologica alla Galleria nazionale di Valle Giulia a Roma, incontrò Mussolini mentre, inginocchiata a terra, sistemava alcuni argenti antichi. Il Duce, riconoscendo in lei la giovane donna perfettamente bilingue con cui aveva dialogato a Palazzo Venezia, la convocò alla radio. «Ero molto spaventata», dice la Sergio, da quel difficile compito. Quasi sicuramente, però, Lisa divenne annunciatrice radiofonica in maniera molto più prosaica e a raccomandarla fu il potente amico Guglielmo Marconi.
Cominciò così ad affermarsi il mito della «voce d’oro di Roma» dai «toni morbidi e melodiosi» che addirittura portò nel 1933 la Bbc a imitare l’esempio italiano e a designare come annunciatrice una donna. La Sergio divenne celebre per le traduzioni in inglese dei discorsi di Mussolini e per la sua capacità di presentare l’Italia, durante la guerra d’Abissinia, come una nazione pacifista dedita alla missione civilizzatrice di liberare il paese africano dalla barbarie.
Salottiera, mondana, vulcanica, grande fumatrice, la Sergio aveva un carattere ribelle. Divenne l’amante di Ciano ma non accettò un ruolo subalterno al potente gerarca e diffuse ai quattro venti la loro relazione. Galeazzo la fece licenziare in tronco. Senza mezzi di sostentamento, controllata dall’Ovra, Lisa deciderà di abbandonare l’Italia. Sarà ancora Marconi il suo nume tutelare: la raccomanderà per un posto presso la Bbc che successivamente lascerà per l’emittente newyorkese WQXR. La Sergio, divenuta una «voce d’oltreoceano», poté così esprimere liberamente la sua ostilità al regime. Però gli occhiuti agenti americani individuarono in lei un personaggio non di secondo piano e la misero al centro delle loro investigazioni, ipotizzando che potesse essere una spia del Duce. Terminato lo scontro bellico l’Fbi continuò ad «attenzionarla», accusandola di ipotetiche attività filocomuniste. Nuovamente estromessa dal suo lavoro, Lisa non si scoraggiò: divenne un’attivissima e apprezzata conferenziera ingaggiata dalla Danforth Foundation per rafforzare l’educazione liberal degli studenti dei college americani. La «voce d’oro» della Sergio continuò a farsi sentire come quella di un’unica donna sempre accanto a oratori maschi. Quando morì la stampa europea e americana, tanto per complicare ancora la sua tortuosa e affascinante biografia, evitarono di ricordare la persecuzione subita da Lisa, la donna che visse tre volte, negli States dove era stata licenziata, discriminata e ingiustamente accusata. —