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 2021  settembre 25 Sabato calendario

A San Marino si vota per legalizzare l’aborto

Domani è una giornata storica a San Marino, perché un referendum potrebbe legalizzare l’interruzione volontaria di gravidanza e, così, rimuovere dal Codice penale gli articoli 153 e 154, che puniscono l’aborto con il carcere da sei mesi a tre anni. Ancora oggi, infatti, una donna sammarinese che sceglie di interrompere la gravidanza entro la dodicesima settimana deve farlo all’estero e di nascosto. La maggior parte si rivolge agli ospedali dell’Emilia-Romagna, dove arriva a spendere anche 1.500 euro, come documenta un reportage de L’Espresso in edicola domani con Repubblica. La parola aborto è tabù anche negli studi medici e in ospedale, perché un professionista che aiuta la gestante rischia la detenzione: «Le donne sono nell’ombra perché non vengono tutelate dal loro Stato, si sentono criminali», spiega Vanessa d’Ambrosio dell’Unione donne sammarinesi, l’associazione che eredita la militanza del collettivo femminista degli anni ‘70. Nonostante la depenalizzazione dell’aborto rientri fra le risoluzioni emesse dal Parlamento europeo, l’esito del voto non è scontato. Si è dichiarata contraria la chiesa cattolica, che a San Marino ha un peso politico: gran parte dei seggi nel Consiglio grande e generale è assegnata al Partito democratico cristiano e, nella coalizione di maggioranza, solo i partiti progressisti, Rete e Libera, si sono espressi per il sì. Per il sammarinese don Gabriele Mangiarotti, qui il fenomeno degli aborti clandestini è poco rilevante: «Non siamo in Italia, dove il pericolo è grave», sostiene. Per Vanessa Muratori, fautrice della prima proposta di legge sull’Ivg, il referendum è, invece, l’ultima, decisiva battaglia per i diritti delle donne in uno Stato che le tutela poco: «Le donne sammarinesi chiedono più diritti».