la Repubblica, 25 settembre 2021
La breve prigionia di Puigdemont (non ha mangiato per la rabbia)
SASSARI – È uscito dal carcere di Bancali, 8 chilometri da Sassari, con gli stessi abiti che indossava giovedì sera, cravatta esclusa. Tolta insieme a lacci e cintura, da procedura standard per qualsiasi detenuto. Nella cella Covid, Carles Puigdemont è rimasto meno di 24 ore dopol’arresto all’aeroporto di Alghero. Attorno alle 17, dopo un’udienza di convalida alla Corte d’appello di Sassari, è fuori. Può muoversi. «Libertat! Libertat!
», urlano gli attivisti catalani e gli indipendentisti sardi che si sono spostati nel Nord Sardegna per protestare per quello che considerano un simbolo di autodeterminazione.
Mascherina chirurgica e occhiali. Alle spalle il suo staff e la delegazione catalana che dalla mattina rilascia dichiarazioni in più lingue. Poi via a bordo di un pulmino nero, verso Alghero, il quartier generale dei catalani. Non appena ha in mano il suo smartphone l’ex presidente della Catalogna twitta nella sua lingua: «Libero!». L’arresto è stato ritenuto non illegale, ma senza nessun motivo di applicare una misura cautelare. C’è l’assicurazione che tornerà a Sassari, il 4 ottobre, per l’udienza di convalida. Per ora può spostarsi, nonostante la stanchezza e il digiuno. «Ha parlato in italiano. Mi ha detto di non aver mangiato nulla, non per protesta – dice Antonello Unida, garante dei detenuti di Sassari che gli ha fatto visita nel primo pomeriggio – ma perché sconvolto, arrabbiato, ma determinato ad andare avanti». A lui ha chiesto un block notes e una penna e ripetuto quanto fosse importante il suo appuntamento a Bruxelles per lunedì da eurodeputato.
Fuori si sentono ancora i 30 gradi di una giornata estiva e tanta concitazione. Oltre ai canti dei sostenitori, le bandiere giallo e rosse e quelle dei quattro mori, c’è il moltiplicarsi di microfoni e taccuini. Alcuni inviati spagnoli erano già in Sardegna per partecipare al festival di tradizioni catalane. L’Adifolk di Alghero, lo stesso che vedeva Puigdemont invitato d’onore. Dietro alle mura di Bancali l’ex presidente della Catalogna non sapeva nulla dei sit-in di solidarietà degli indipendentisti sardi e catalani in attesa dell’udienza in presenza che poi si è svolta a distanza, in videoconferenza con l’avvocato Agostinangelo Marras.
Una volta fuori tutti lo attendono. Ma è provato. I suoi confermano la scaletta del fine settimana identitario isolano, spezzato dalla notte in carcere. Eventi e incontri istituzionali con il presidente della Regione Christian Solinas e il sindaco di Alghero, Mauro Conoci. Domenica è previsto il convegno organizzato a Oristano dagli amministratori indipendentisti sardi de Sa Corona de Logu. Col buio Alghero è una città in festa in vista di Sant Miquel. Lungo il molo del porto tra le bancarelle si parla catalano. Quello modificato degli anziani che vivono qui. E quello dei catalani dei gruppi folk arrivati a Porto Torres con la nave da Barcellona, in ritardo. In piazza del Teatro all’aperto si aspetta che Puigdemont arrivi, faccia qualche dichiarazione finale che chiuda la sua prima giornata sarda, l’arresto flash e la sua liberazione.