Avvenire, 25 settembre 2021
I 60 anni della Marcia della pace
Sessant’anni dopo la prima edizione, la Marcia della pace Perugia- Assisi è ancora drammaticamente attuale e necessaria. Era il 24 settembre del 1961 quando, per iniziativa del filosofo della nonviolenza Aldo Capitini, oltre 20mila persone si avviavano a piedi per coprire i 27 chilometri che separano il capoluogo umbro dalla città di San Francesco. E ieri gli organizzatori della Marcia della pace hanno rievocato quella giornata, annunciando la nuova edizione che si terrà domenica 10 ottobre. La marcia concluderà una settimana di iniziative che prenderanno avvio proprio il 4, festa del santo apostolo della pace e dell’armonia col Creato. Il tema quest’anno sarà «La cura è il nuovo nome della pace». I care, la frase inglese ’Io mi prendo cura’, era scritta sulla porta della scuola di Barbiana gestita da don Lorenzo Milani. E proprio da Barbiana il 4 settembre una delegazione ha simbolicamente dato l’avvio alla Marcia della pace. La presentazione, al Palazzo dei Priori a Perugia, è stata introdotta da un video dell’epoca, con testi di Gianni Rodari e immagini dei fratelli Taviani che filmarono la telecronaca di quella storica giornata del 1961. A introdurre la conferenza il coordinatore Flavio Lotti, assieme a quattro giovani volontari del servizio civile – Marco Zucchetta, Mariam Bouchraa, Tancredi Marini e Elena Belía – in rappresentanza dei tanti giovani che “si prendono cura” per un anno delle persone più fragili, dell’ambiente, dei beni culturali. I quattro ragazzi, uno dei quali di religione musulmana, sono impegnati nel progetto Giovani costruttori di pace del Comitato organizzatore della Marcia.
«La pandemia è ancora in pieno corso – dichiara il comitato promotore della Marcia – con una crisi sociale ed economica molto pesante, specialmente per i più poveri e vulnerabili. E la crisi climatica sta peggiorando. Malgrado questo, ed è scandaloso, non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari. È tempo di ricominciare a lavorare per la pace». «I prossimi dieci anni – afferma il coordinatore Flavio Lotti – saranno decisivi per fermare il cambiamento climatico, impedire una nuova guerra mondiale, uscire dalla crisi sociale ed economica, effettuare la transizione ecologica, democratizzare la rivoluzione digitale e prevenire nuove grandi migrazioni». Grandi- problemi globali e locali che «hanno bisogno dell’impegno di tutti gli abitanti della terra, cittadini, cittadine e istituzioni di ogni livello. Dobbiamo sviluppare una mentalità e una cultura del “prendersi cura” capace di sconfiggere l’indifferenza, lo scarto e la rivalità che purtroppo prevalgono. Cura delle giovani generazioni, della scuola, del pianeta, del bene e dei beni comuni, dei lavori di cura, della città, dei diritti umani, della democrazia. C’è
bisogno di una politica e un’economia della cura». Lotti sottolinea come la marcia sia «un evento che ancora oggi continua a muovere decine di migliaia di persone impegnate per la pace e i diritti umani». La presentazione della Perugia- Assisi è stata anche l’occasione per lanciare il progetto di “scrittura collettiva” della storia dei 60 anni della Perugia-Assisi, con l’invito ai partecipanti alle edizioni passate ad inviare foto e scritti. Allo stesso tempo parte anche la campagna «per chiedere che la Marcia della pace venga riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio immateriale dell’Umanità». Aldo Capitini dopo quell’edizione disse che altre marce «sarebbero state necessarie – ricorda Lotti – per liberare il mondo dall’imperialismo, dalla povertà, dal razzismo, per arrivare al disarmo totale, atomico e non. E anche oggi sono ragioni drammatiche – afferma il coordinatore della Perugia- Assisi – quelle che motivano la marcia. L’ultima è l’Afghanistan, ma senza dimenticare il conflitto israeliano- palestinese».
Maurizio Spedaletti di Banca Etica, tra i promotori della Marcia, ricorda che «la pace si costruisce anche con un uso responsabile del denaro. Ad esempio non affidando i soldi a chi finanzia la produzione di armi».