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 2021  settembre 24 Venerdì calendario

Boom di minacce ai deputati Usa



Bush contro Trump. Si può liquidare così, lo scontro tra due ex presidenti, la notizia che George Bush, silenzioso per anni, ora, dopo il discorso dell’11 settembre nel quale ha stigmatizzato (senza citarlo) il suo successore repubblicano, agitatore di «forze maligne che trasformano la politica in un brutale appello alla rabbia, alla paura e al risentimento», annuncia che il suo primo intervento nella campagna elettorale del 2022 sarà una raccolta di fondi in favore di Liz Cheney, la bestia nera di The Donald. Liz, oltre che figlia dell’ex vice di Bush, ha votato per l’impeachment di Trump e ora indaga sulle cause dell’insurrezione del 6 gennaio. Ma c’è di più: Cheney è anche una sorta di ultima spiaggia del partito repubblicano dei tradizionali valori conservatori, la parte non ancora geneticamente modificata dal trumpismo. Un lembo sempre più limitato in un Paese nel quale, contro tutte le evidenze fattuali, la maggioranza dei conservatori continua a credere che Biden ha rubato l’elezione mentre una parte consistente dell’opinione pubblica pensa che sarebbe legittimo riportare Trump alla Casa Bianca anche con la forza. Molti temono che le tentazioni insurrezionali dell’ultradestra negli Usa non siano finite con l’assalto al Congresso. La protesta di sabato scorso a Washington, pressoché disertata, ha fatto calare la tensione. Preoccupazioni esagerate? Non pare: i parlamentari americani vivono in un clima di minacce crescenti e molti di loro, soprattutto i repubblicani che si sono opposti a Trump ma non solo, devono essere ormai scortati dalla polizia insieme alle loro famiglie, anch’esse minacciate. La polizia del Congresso, che fino al 2016 (prima di Trump) si occupava di qualche centinaio di minacce ogni anno, nel 2020 ha dovuto svolgere ben 8613 indagini di questo tipo. E i casi sono raddoppiati quest’anno, dopo l’assalto al Congresso. Una settimana fa Anthony Gonzalez, un deputato repubblicano che aveva rotto con Trump sulle elezioni «rubate», ha gettato la spugna: a soli 37 anni lascia la politica, non si ricandida. Minacce a lui e ai figli, scorte: «Mi sono chiesto se è questo che voglio per il futuro della mia famiglia». Pare che non sarà l’unico in un partito sempre più dominato da Trump. La Cheney, più tosta, non arretra, ma rischia di perdere il seggio. Bush cerca di salvare quello che rischia di diventare un esemplare raro.