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 2021  settembre 24 Venerdì calendario

Il caso badanti, tra green pass e lavoro in nero

I datori di lavoro siamo noi. Noi semplici cittadini, famiglie, anziani che vivono soli. E il luogo di lavoro è casa nostra, senza tornelli o badge da strisciare all’ingresso, anzi: chi viene a lavorare da noi, spesso, ha il suo mazzo di chiavi. La colf che fa le pulizie, la baby-sitter che si occupa dei bambini, la badante che assiste un genitore non più autosufficiente. In molti casi sono diventate persone di famiglia, punti di riferimento nella nostra complicata quotidianità. Dal 15 ottobre, però, per entrare in casa nostra, dovranno avere un Green Pass valido. E, in teoria, mostrarcelo, perché la legge attribuisce a noi il compito di controllarlo, pena una multa da 400 a 1000 euro (per il lavoratore la sanzione è più alta, da 600 a 1500 euro). D’altra parte, l’eventualità che le forze dell’ordine irrompano nelle abitazioni private per verificare lo status di chi ci lavora è piuttosto remota, oltre che impraticabile dal punto di vista costituzionale. Quindi, se i datori di lavoro dI colf o badantI preferiscono chiudere un occhio di fronte alla mancanza del certificato, nessuno potrà farci niente. E questa “flessibilità” potrebbero adottarla in molti, soprattutto quelli che ai lavoratori domestici non hanno fatto un contratto regolare: mandarli via perché non hanno il pass, potrebbe equivalere ad autodenunciarsi e esporsi a una vertenza. D’altra parte, «anche chi non ha il Green Pass rischia – dice Teresa Benvenuto, segretaria di Assindatcolf – perché se perde il lavoro non lo trova più: a questo punto nessuno assumerà persone senza il pass».
Il 60% “in nero"
Non è un problema marginale, visto che “in nero” lavora più della metà del settore. Su 2 milioni e 100mila collaboratori stimati (per difetto) in attività in Italia, solo poco più di 900mila sono noti all’Inps. L’istituzione dell’obbligo di Green Pass per legge potrebbe anche spingere l’emersione di questi rapporti di lavoro, come già successo per le autocertificazioni legate agli spostamenti durante la prima ondata della pandemia, quando eravamo in lockdown. Un fenomeno registrato nell’ultimo Osservatorio sui lavoratori domestici pubblicato dall’Inps. Non è detto, però, che accada anche stavolta, visto che nella primavera 2020 la badante poteva essere fermata per strada dalla polizia e doveva motivare lo spostamento, ora non più. «Ma il datore di lavoro che non regolarizza il rapporto e poi non chiede il Pass rischia una doppia sanzione – avverte Benvenuto – mentre noi ci aspettiamo un doppio effetto positivo: l’uscita dal sommerso di decine di migliaia di lavoratori e un aumento del numero dei vaccinati».
Troppi senza il pass
Perché ci sono ottime probabilità che quella stessa badante non sia vaccinata. Oppure sia immunizzata con un vaccino non riconosciuto dalle agenzie del farmaco europea e italiana e che, quindi, non dà diritto al Green Pass. Come il russo Sputnik o il cinese Sinovac, usati in Paesi da cui provengono molte lavoratrici impiegate nella cura della casa o degli anziani: Filippine, Ucraina e Moldavia, solo per citarne alcuni. I dati confermano che quasi il 40% di colf e badanti arriva dall’Europa dell’Est. La Romania, altro esempio classico, è penultima (davanti alla Bulgaria) nella classifica europea per numero di vaccinati, con meno del 35% della popolazione protetta, a fronte di una media europea del 70%. C’è anche un tema culturale, quindi, e non stupiscono le stime delle associazioni datoriali, basate sulle segnalazioni delle famiglie: secondo Domina, i lavoratori domestici privi di certificato vaccinale sarebbero il 30%, circa 600mila, mentre la proiezione di Assindatcolf si spinge fino al 50%, quindi un milione di persone. Che, in teoria, devono mettersi in regola, scoprendo il braccio per l’iniezione nei prossimi 20 giorni, o facendo tre tamponi rapidi a settimana a loro spese. «Spesso sono lavoratrici che non parlano bene l’italiano, non sanno che per vaccinarsi basta il codice fiscale provvisorio e che ormai ci sono gli open day a loro dedicati (ieri e domenica nel Lazio, ndr) – spiega Benvenuto – si fanno guidare dall’ignoranza e dalla paura, vanno aiutate».
Controlli in salita
Ma, ad aver bisogno di aiuto, saranno anche migliaia di anziani chiamati, loro malgrado, a fare i controllori: potrebbero avere qualche difficoltà a usare l’app VerificaC19 per scannerizzare il codice Qr sul pass della badante. Sempre che abbiano uno smartphone e sappiano come funziona. Da Assindatcolf dicono di aspettare le linee guida per i controlli annunciate dal ministero del Lavoro, ma il suggerimento è quello di «prevedere la possibilità di chiedere la semplice copia cartacea del pass, su cui il termine di validità è indicato all’ultima riga». Il problema è che il documento stampato è più facile da falsificare, soprattutto agli occhi dei più anziani: «Il rischio dei falsi è concreto e elevato – dice Lorenzo Gasparrini, segretario di Domina – chiediamo che venga attivato un numero verde che consenta alla famiglia di verificare l’autenticità e la scadenza del pass del proprio lavoratore domestico». Con queste premesse, c’è da aspettarsi controlli serrati nelle case degli italiani. —