il Giornale, La Stampa, la Repubblica, Corriere della Sera, 24 settembre 2021
Quattro interviste a Marcello Dell’Utri («Ancora non ci credo»)
Felice Cavallaro e Riccardo Lo Verso per il Corriere
«C erto, sono soddisfatto, ma come faccio a non pensare al fango che mi è stato rovesciato addosso?», dice Marcello Dell’Utri. Usa parole dure: «Questo processo è stato una cosa mostruosa e andava annullato in primo grado. Ma il clima era diverso e i giudici non se la sono sentita di smontare l’impalcatura. Quest’altra corte ha evidentemente letto le carte bene. I miei avvocati (Tullio Padovani, Francesco Centonze e Francesco Bertorotta), hanno ridotto in polvere accuse pazzesche. Ma non basta avere l’avvocato bravo. Bisogna trovare chi la ragione te la dà. Io sono ancora scioccato per le palate di fango».
Il suo telefono squilla di continuo: «Gioiscono in tanti ora. A cominciare dal Cavaliere. Ha chiamato congratulandosi. Era importante. Anche per lui. Trattative? Ne ho fatte tante nella vita. Ma con gli imprenditori, non con la mafia. Al contrario di quanto pensava Ingroia e il resto della compagnia, servendosi dei soliti pentiti». Infine una stilettata: «Vorrei rilassarmi qui a Milano. Anche se ho perso la casa. Ma non i libri. Me ne sono rimasti quattro. Importanti come gli avvocati e le persone che non hanno mai creduto a queste c...».
La voce del generale Subranni è roca per un malanno. Non sa se gioire di questa assoluzione attesa, «ma arrivata troppo tardi». Si è ritirato con la moglie Rosalia, avvocato, nella casa di campagna a Licata. I faldoni del processo sono diventati il suo unico impegno. «E lì ha perso sé stesso», sussurra la moglie. «Dovevo spulciare le parole sputate contro di me, ma adesso io... io non ricordo...», cerca di spiegare il generale. Ha un moto di indignazione: «Accuse ridicole su una trattativa mai fatta». Che è sempre stata la tesi del suo avvocato, Cesare Placanica: «Forse prima di mettere in piedi certe ipotesi accusatorie bisognerebbe ponderare bene le conseguenze». Supranni, intanto, ripensa alle parole della vedova di Paolo Borsellino che lo accusò di essere addirittura «punciuto», come i mafiosi. «La signora sbagliò di grosso — replica —. Aveva voluto i nostri numeri da mia moglie, si sentivano, sempre gentile, poi improvvisamente tirò fuori questa storia...».
«Ho apprezzato di più un riferimento della figlia di Borsellino, Fiammetta — dice la moglie — quando ha parlato degli appalti, di un rapporto del Ros che, forse, bisognava guardare meglio». Il generale Mario Mori è di poche parole: «Sono soddisfatto per una verità che, a poco a poco e a fatica, è venuta a galla». «La trattativa è una bufala», aggiunge il suo legale, Basilio Milio. Anche Giuseppe De Donno, al telefono con l’avvocato Francesco Romito, si affida a una frase secca: «Soddisfatto per me e per l’Arma che non ha fatto niente di quanto contestato».