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 2021  settembre 24 Venerdì calendario

Intervista a Valerio Mastandrea (parla di cibo)

Già solo il volto di Valerio Mastandrea, in bicicletta sulle strade del Cilento, vale la visione. Arranca, a volte sfiata, con tempi comici sopraffini, quasi da Petrolini, mentre bene-maledice il capocordata Carlo Cracco. Entrambi sono protagonisti di una puntata di Dinner Club, la nuova serie di Amazon Prime, in cui lo chef stellato coinvolge di volta in volta un vip e lo porta sulle strade d’Italia per scoprire sapori, luoghi e persone.Lei e Cracco siete una coppia comica.
La prima domanda che tutti mi pongono è su di lui, come se Carlo fosse un ectoplasma cattivo che si aggira nei meandri della tv.
In realtà…
Nell’immaginario uno può collocarlo in tanti modi: quello dell’antipatia, del timore, della monotematicità, invece è una persona simpatica.
A volte lei sembra la spalla: “Tanto vogliono solo lui, non me” ripete.
(Ride) Vabbè, è successo anche il contrario; (ci pensa) Carlo sa ascoltare e non è scontato; poi con lui mi sono subito presentato per quello che sono rispetto al suo ambiente.
Cioè?
Mangio bene da un paio di anni, non so cucinare, sono distratto, non mi interessa un granché. Sono stato la pecora nera del programma; (pausa) Carlo con me è stato come un professore che insegna a un tipo cresciuto con le scimmie.
Tra i suoi colleghi va di moda il lato-chef…
Il massimo è Picchio (Favino, protagonista di una delle puntate): è bravo, ma proprio tanto, per questo credo di non averlo mai invitato a cena. E siamo amici da trent’anni.
Veronesi del set dei Moschettieri racconta: “Favino era sempre ai fornelli, Papaleo alla chitarra e Valerio intimidito”.
Io timido? Perché quando hai davanti de talenti così palesi, come Picchio ai fornelli e Rocco con la musica, l’unico talento da mettere in campo è il silenzio.
È bravo in bicicletta…
(Abbassa il tono) Neanche mi sono allenato; (pausa) ho rimosso tutto, non ricordo nulla, se non alcuni personaggi incredibili che abbiamo incontrato per strada.
Come il signore unico abitante di un paese.
Ora mi tocca dire una banalità, ma questo paese è incredibile, dove ogni dieci km è possibile scoprire delle realtà diversissime; poi il Cilento è una terra di ritorno, tutta gente che è partita e poi è tornata.
Il suo comfort food.
Ma ha veramente intenzione di parlare di cucina? Non sono preparato.
Per carità.
Mi piace ciò che fa male.
Durante il programma si è detto “Che s’ha da fa’ pe’ magnà”?
Lo penso quasi sempre, anche in contesti più comodi.
Si è lanciato in deltaplano.
Ho trovato talmente assurda quella situazione da attraversarla senza emozioni e in questo mi ha aiutato Carlo, perché salutava gente immaginaria e ho pensato che stavo accanto a un pazzo; così lo guardavo come si guardano i matti.
Non si è tirato indietro.
È scattato un minimo di orgoglio e dignità; (ci ripensa) a volte la dignità va persa.
Lei non mangia cibo “bianco” come la mozzarella.
Da piccolo credo di essere stato ingozzato di formaggini, e oggi non riesco a inquadrare le cose bianche come commestibili.
È molto tifoso della Roma: a cena con Mourinho o Abraham?
Non cominci a parlare di pallone perché di fronte a questi personaggi non si mangia; e poi voglio essere lasciato solo sul calcio. Ha letto il libro di Bonvissuto La gioia fa parecchio rumore? È un capolavoro (è vero, bello).
Salvini o Meloni?
Noooo nun rispondo.
A tavola cosa teme?
Potrei dire il conto, ma poi passo da tirchio; in realtà ho mangiato fuori per 35 anni e per fortuna ho smesso.