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 2021  settembre 22 Mercoledì calendario

Le elezioni a Tripoli sono a rischio

Il governo provvisorio del premier libico Abdulhamid Dbeibah diventa ancora più provvisorio. Il suo esecutivo in Libia doveva sostituire i due governi rivali di Tripoli e Bengasi, ma ieri è stato colpito da un voto di sfiducia della Camera dei rappresentanti. Una mozione passata con 89 voti su 113 presenti in aula a Tobruk. Il governo quindi è crollato? È senza poteri? Dbeibah ha fatto sapere che rimane in carica per il momento, ma nulla è chiaro sul futuro del processo politico. Da Tripoli l’Alto Consiglio di Stato, una sorta di “senato” libico, sostiene che la procedura è nulla: violerebbe la “Dichiarazione costituzionale e l’accordo politico” del 2015. Il suo presidente Khaled Mishri, vicino ai Fratelli musulmani, sostiene che «il ritiro della fiducia al governo non ha basi legali e l’esecutivo continuerà il proprio lavoro fino alle elezioni» di dicembre.
La manovra contro Dbeibah è partita da settimane, da quando si è capito che l’attuale premier “provvisorio” avrebbe intenzione di presentarsi alle elezioni del 24 dicembre. Si era impegnato a non farlo, e adesso i suoi rivali lo accusano di utilizzare l’incarico per farsi la campagna elettorale. Il suo avversario più attivo è il presidente del Parlamento Saleh. L’ex magistrato, alleato (a fasi alterne) del generale Khalifa Haftar, ha operato di fatto contro Dbeibah, innanzitutto negando al governo un bilancio pieno. L’8 settembre Saleh aveva presentato una legge elettorale (indispensabile per il voto), contestata da molti perché prevede che gli ufficiali militari possano candidarsi alla presidenza. Sembra una legge fatta apposta per sostenere le aspirazioni del generale Khalifa Haftar. E infatti in tutta la Libia gli oppositori di Haftar sono insorti.
La crisi interna si specchia nella crisi internazionale intorno alla Libia. A New York il Consiglio di Sicurezza non è riuscito a votare il rinnovo della missione Unsmil: approvata solo una proroga fino al 30 settembre. Germania, Italia e Francia hanno convocato oggi al Palazzo di Vetro una riunione dei ministri degli Esteri con gli inviati dei Paesi interessati alla crisi, seguendo il modello suggerito dal “processo di Berlino”. Per dar seguito a questo processo, il presidente francese Macron ha deciso a sua volta di convocare una conferenza sulla Libia il 12 novembre. Macron si è inserito sul processo tedesco nel momento in cui la Germania è impegnata per le elezioni di domenica prossima: non è chiaro quanta sintonia ci sia tra la Francia e i suoi partner europei e con la stessa Italia. In tutto questo tenere elezioni il 24 dicembre diventa ogni giorno di più una missione impossibile.