Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  settembre 22 Mercoledì calendario

La dura vita dei guariti


ROMA — Per Francesca e Luigi Vacante è più che una beffa: guariti, donatori di plasma iperimmune ma senza Green Pass. Il Covid se lo sono beccati a novembre 2020: giovani e sportivi i due fratelli siciliani lo hanno superato senza problemi e un test sierologico ha poi rivelato che di anticorpi ne avevano a bizzeffe. Talmente tanti e aumentati nel tempo che il vaccino ancora non vogliono farglielo. Ma i sei mesi dalla malattia sono trascorsi prima dell’entrata in vigore della certificazione verde, loro al Green Pass non hanno diritto. «Non siamo No Vax – raccontano – i nostri genitori lo hanno fatto da mesi. Ma se il vaccino serve a creare immunità, noi che l’abbiamo creata con il virus e continuiamo ad averla come certificato dal sierologico che ci fanno ogni tre mesi quando andiamo a donare il plasma, perché non abbiamo gli stessi diritti di chi si sottopone al vaccino?». Domanda più che legittima visto che adesso il Green Pass non serve più solo per andare a mangiare una pizza al chiuso con gli amici ma per lavorare, spostarsi, studiare. Dei quasi 4 milioni e mezzo di italiani che sono guariti, più di uno su tre non riesce davvero a lasciarselo alle spalle. Sia per i segni che il virus lascia per mesi ( stanchezza, insonnia, ansia, respirazione irregolare, assenza di gusto e olfatto sono gli strascichi più leggeri ma per i quali non esiste ancora una terapia definita) sia per gli ostacoli burocratici che fanno sì che per molti di loro il Green Pass sia una chimera. Obbligandoli a fare tamponi ogni 48 ore o a rinunciare ad attività e spostamenti.I peggio messi sono anche i più numerosi: centinaia di migliaia di persone che hanno contratto il Covid in modo asintomatico e lo hanno scoperto solo dopo da un test sierologico. La loro malattia, dunque, non è certificata se non dal sierologico che basta ai medici vaccinatori per decidere di somministrare una sola dose ma non è accettato dalla piattaforma del ministero della Salute al posto del certificato di guarigione. E dunque, anche se nella scheda compare la voce «ciclo vaccinale completo», il sistema non emette il Green Pass. Dario Bonazza è disperato: «Ho scoperto di avere incontrato il Covid a febbraio quando di mia iniziativa ho fatto il test sierologico. A maggio mi hanno vaccinato con un’unica dose per decisione del medico ma niente Green Pass. L’Ats di Milano mi ha spiegato che il test sierologico non è valido ai fini della certificazione e che l’unico modo di avere il Green Pass era di fare anche la seconda dose. Vado, ad agosto, ma giustamente al centro vaccinale mi dicono che non è possibile effettuarla e che il mio ciclo vaccinale è concluso. Il problema è solo burocratico, ma io sto subendo una lesa libertà e non posso programmare la mia vita». Raffaella, due figlie di 14 e 16 anni, vive in una zona isolata e non ha l’auto. Che le ragazze avessero il Covid lo ha scoperto grazie ai test antigenici che le hanno portato a casa delle amiche ma un molecolare non lo hanno mai fatto. Poi il sierologico ha confermato. «Ma mi hanno detto che prima di tre mesi non posso fa rle vaccinare, però al Green Pass dei guariti non hanno diritto».Migliaia e migliaia di casi irrisolvibili fino a quando il test sierologico non verrà preso in considerazione ai fini della certificazione verde. Perché anche ai guariti disponibili a farla, adesso la seconda dose non vogliono più farla. «Avrei dovuto riceverla ad agosto – racconta disperato Alessandro Iezzi – ma nel frattempo il governo ha allungato a 12 mesi il tempo per l’unica dose e all’hub mi hanno rimandato indietro. Solo che nel frattempo il mio Green Pass è scaduto e nessuno sa dirmi cosa fare. Lavoro da pochi mesi, non posso assentarmi, sarò costretto a fare tamponi ogni 48 ore per quanto?».