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 2021  settembre 22 Mercoledì calendario

Ecco perché Evergrande fa tremare Borse e colossi

Dieci obbligazioni in questi giorni fanno tremare i polsi a mezza Wall Street. Sono i bond di Evergrande, il secondo costruttore immobiliare cinese sull’orlo della ristrutturazione, che vanno dal marzo 2022 al giugno 2025. Gli stessi su cui sono esposti colossi come Ashmore, BlackRock, Ubs, Hsbc, Pictet e, seppure per cifre irrisorie, le italiane Fideuram e Mediobanca. Attività che, nello scenario peggiore, dovranno essere messe a bilancio come perdite nette, dal momento che è sempre meno probabile che Pechino rimborsi gli obbligazionisti stranieri. Che hanno continuato a comprare nonostante le avvisaglie di crac.C’è una città, nella Mongolia interna, che nel 2012 aveva descritto bene ciò che sarebbe successo. Ordos è il suo nome e divenne celebre per essere la più importante “guicheng”, vale a dire una città fantasma. Filari di grattacieli-alveare costruiti e rimasti sfitti. Le tre grandi sorelle dell’immobile del Dragone – China Vanke, China Overseas ed Evergrande, appunto – rigettarono le accuse di aver creato una bolla immobiliare. A distanza di nove anni, di cui due pandemici, i nodi stanno giungendo al pettine. E a patirne sono i fondi e le banche che hanno puntato sull’espansione cinese. Crescita che è stata tonica dall’estate 2020 ma che, complice anche la crisi delle materie prime su scala globale, sta rallentando sempre più.Il collasso di Evergrande, su cui pesano debiti per circa 309 miliardi di dollari, avrà implicazioni di rilievo su diverse realtà dell’universo finanziario globale. La più esposta, secondo i dati Bloomberg, è la britannica Ashmore, per circa 500 milioni di dollari nel complesso. Seguono la statunitense BlackRock, circa 400 milioni, l’elvetica Ubs, con 300 milioni, e l’anglo-asiatica Hsbc, con 200 milioni. A chiudere il lotto delle esposizioni maggiori Invesco e Pictet. Ma a sorpresa anche due italiane hanno una esposizione, per quanto minima, con Evergrande. Si tratta di Fideuram, del gruppo Intesa Sanpaolo, e di Mediobanca. La prima è esposta per 4,35 milioni di dollari sul bond con scadenza l’11 aprile 2022, mentre la seconda per circa 672 mila euro sull’obbligazione denominata nella divisa di Hong Kong con maturità al 14 febbraio 2023, attraverso la filiale lussemburghese di Piazzetta Cuccia.Le implicazioni sistemiche di Evergrande dovrebbero essere limitate, tuttavia. Secondo gli analisti di Raiffeisen, «le priorità di Pechino sono la minimizzazione delle onde d’urto e i danni collaterali per i fornitori, i clienti, il sistema bancario e le imprese di costruzione, mentre si vedono poche ragioni per salvare la stessa Evergrande». Ne deriva che «lo scenario di una “detonazione controllata” sembra ancora il più probabile», per il team sugli “emergenti” della banca tedesca.Sul fronte interno, di contro, non si possono escludere tumulti. Buona parte dei prodotti finanziari di Evergrande, infatti, sono stati collocati presso la clientela domestica. Il 14 settembre un gruppo di protesta è entrato nella sede della società, a Shenzhen. Ma nuove manifestazioni sono previste nei prossimi giorni, al grido di “ridateci i nostri soldi”. Uno scenario che, alla luce del sempre più imminente intervento di Pechino, sembra l’inizio di un conflitto finanziario fra Xi Jinping e i cittadini.Sul versante delle Borse, dopo la pesante seduta di lunedì ieri c’è stata una parziale ripresa. Ma lo spettro del collasso di Evergrande, e di parte del sistema immobiliare cinese, resta. Chiamata a rispondere sarà oggi anche la Federal Reserve, che comunicherà quando e come vorrà iniziare il suo percorso di uscita dagli stimoli pandemici. —