la Repubblica, 20 settembre 2021
Nel parco dove i bambini imparano che leggere è bello
MORGEX (AOSTA) – Avete un figlio o un nipote in quinta elementare? Allora fate la prova con una domanda semplice: cosa vuol dire la parola “veicolo”? È un test facile, rivela la capacità lessicale del bambino. Poi, dovete sapere che molti bambini non sanno rispondere. Se così è, conviene farsi un giro su questo prato verde, di fronte c’è il Monte Bianco, a fianco la Dora Baltea, e questo è un posto unico in Italia dove i bambini – e i loro genitori e nonni – imparano ad amare la lettura, a usare parole nuove, la passione per i libri, e così catturano nuovi strumenti di comprensione, che poi serviranno in futuro (loro non lo sanno, ma è così). Un Parco della Lettura, «che non è un parco giochi, sia chiaro. Per i giochi abbiamo ben altre aree», spiega il sindaco di Morgex Federico Barzagli, un avvocato di 40 anni che ha idee molto chiare sul futuro del suo paese. Duemila e pochi altri abitanti, ma già 40 punti di bookcrossing, segno che la cultura, se la si semina, dà dei bei frutti. «Turismo per famiglie, ma intelligente. E per le scuole». Aperto senza troppe cerimonie – causa pandemia – lo scorso settembre, questa estate il Parco ha fatto il botto di ingressi.
E persino in un giorno feriale si incontrano bambini che fanno il gioco dell’oca – le caselle sono giganti – o se ne stanno sdraiati sulle chaise longue o sulle collinette d’erba, con un libro in mano. Oppure ci sono piccoli spettacoli teatrali, letture musicate, maratone di lettura, tutte ispirate al libro guida del momento (adesso è “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” di Buzzati, dopo “L’uomo che piantava gli alberi” e “L’isola del tesoro”, in futuro “Il mago di Oz” e “Ventimila leghe sotto i mari"). Insomma, non ci si annoia.
L’idea è nata nella torre di pietra e di legno che ospita la Fondazione Natalino Sapegno. La Tour de l’Archet, dentro ci sono i 18mila volumi del famoso italianista e studioso di Dante, uno che un giorno ha capito che la cultura è difficile da tenere viva, sempre meno persone leggono e “quel patrimonio di umanità e cultura che era stato un gran fuoco… è diventato un lumicino”, ed era un giorno del 1980. La direttrice della Fondazione si chiama Giulia Radin, ha 33 anni e sa che in molte case italiane non c’è neanche un libro, e «perché tanti bambini non possono diventare anche loro un Umberto Eco? Tutti ci lamentiamo della povertà lessicale, il ministero dice che gli insegnanti devono lavorare di più su questo aspetto», gli insegnanti sono a disagio, «di fronte a bambini e ragazzi che conoscono poche parole», e con quelle si arrangiano. «Ma le parole si imparano anche a casa», e racconta che «tanti scolari di quarta elementare non sanno cosa vuol dire “belva”, o “rammendare”», i progetti con le scuole che la Fondazione manda avanti le hanno aperto gli occhi. Quindi, non solo mostre e convegni, seminari di alta formazione per dottorandi da tutta Europa, ma cultura fin da piccolissimi, anche se non si sa ancora leggere. Dove? Lungo i binari della vecchia ferrovia Aosta— Pré-Saint-Didier, ferma da anni, in un’area abbandonata e concessa in comodato dalle Ferrovie, poi il Comune ha comprato la vecchia stazione, un posto da fiaba ancora da ristrutturare. I soldi sono arrivati dal programma europeo di cooperazione territoriale Alcotra Italia-Francia, più o meno mezzo milione, altrettanti ce li ha messi il Comune «con un bel mutuo», spiega il sindaco, «ma ne è valsa la pena. Non vogliamo un turismo consumista, ma d’accoglienza. E che sia sostenibile, accessibile, in armonia con il territorio». Insomma, per mettere su il parco serve un milione, e anche esperti, consulenti, il comitato scientifico della Fondazione con i suoi docenti e professori dell’Accademia della Crusca.
Il labirintario, sembra solo un gioco – e lo è, anche – ma dietro c’è molto ragionamento. Se non sai cosa sono i nematoceri (insetti tipo zanzare o scienziati?), ti perdi e non riesci a uscire dallo zig zag del percorso (questo gioco è «per i più intrepidi»). Le parole difficili da indovinare, le gare di parole proposte nel Domino, e i quattro grandi fiori colorati per costruire una storia sempre nuova, oppure ci si può rifugiare nella casa sull’albero, lì si può anche stare in silenzio. «L’aspetto ludico è fondamentale», spiega Radin. I bambini e i ragazzi devono divertirsi, così si avvicinano al libro. Poi, i piccoli trascinano i grandi (anche d’inverno, basta che non stia nevicando), anche quelli che si vergognano di non sapere, anche chi non si sente all’altezza, chi non ha mai letto granché ma vorrebbe che i figli leggessero. Tutte le postazioni di gioco sono accessibili anche a chi è in carrozzina, o è dislessico, o ipovedente (ci sono i Qrcode, è tutto molto facile), tutti i contenuti sono in italiano, francese, inglese, Braille. Basta cominciare, poi si impara persino cos’è il nematocero, e il veicolo.