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 2021  settembre 20 Lunedì calendario

Intervista a Milo Manara

«Oggi non mi permetterebbero più di disegnare le mie tavole e le mie eroine. Forse, in questo asfittico clima da politicamente corretto, neanch’io mi sentirei tranquillo». Il celebre fumettista 76enne, Milo Manara, è stato protagonista nella giornata conclusiva della 22esima edizione di Pordenonelegge, presentando A figura intera, l’autobiografia edita da Feltrinelli Comics (il testo è stato raccolto dal direttore editoriale, Tito Faraci). Con le sue storie, Milo Manara è capace di dar vita all’eros in punta di matita, da Il gioco «la mia storia più erotica», sino a Felliniano, Lo scimmiotto e Gulliveriana (che Feltrinelli Comics sta ripubblicando in eleganti albi rilegati). Dagli esordi alla fine degli anni Sessanta alla celebrità mondiale ribadita con Lockdown Heroes (Feltrinelli Comics), «celebrando tutti coloro, dottoresse, cassiere e addette alle pulizie che sono rimaste in prima linea per noi» Manara racconta la sua parabola artistica, rammentando la collaborazione con Federico Fellini e Hugo Pratt, «due maestri incontrati lungo il cammino che mi hanno cambiato la vita». Una vita intera all’insegna dei valori della libertà ma quando si parla di Green pass, non ha dubbi: «È inevitabile, non possiamo permetterci di ripiombare nell’incubo».
Manara, sia maledetto il politicamente corretto?
«Non dimentichiamo la multi religiosità sociale. Io sono ancora Charlie Hebdo, lo ero prima dei fatti del Bataclan e lo sono ancora oggi. La censura è tornata indietro a cinquant’anni fa, soprattutto negli Stati Uniti».
Proprio lì, nel 2014, è stato duramente contestato. Perché?
«Ho disegnato la Donna Ragno per una serie di copertine sulle supereroine e mi sono beccato l’accusa di sessismo. Credo che Marvel non mi chiamerà mai più».
Beata ipocrisia?
«Capisco anche la prudenza degli editori visti i tempi, nessuno vuole diventare il nemico pubblico numero uno. Ci sono fenomeni allarmanti, come quel professore in Francia, sgozzato in classe per aver fatto una lezione sulla storia della religione. Se dobbiamo scegliere fra la vita e la libertà, significa che siamo messi male».
Ma lei si sente ancora scandaloso?
(Ride) «Ma no. Oggi possiamo scandalizzarci solo per chi si batte per la verità, come Greta Thunberg. Oggi, l’arte erotica è bandita non perché sia scandalosa ma perché c’è chi si indigna».
Essere politicamente scorretti è un dovere?
«Un dovere no, ma un’artista dev’essere libero di osare, senza farsi imporre dei limiti da nessuno».
Le piacciono i graphic novel?
«Fumetti era una parolina inventata per i racconti per ragazzi e comprendo che i giovani abbiano bisogno di nuovi spazi. Ma se l’Inghilterra ha scelto la Brexit perché usiamo sempre termini inglesi?».
È vero che ha scoperto i social durante la pandemia?
«Verissimo. Le tavole confluite in Lockdown Heroes sono nate sui social in un momento in cui, a causa di questo alieno chiamato Covid, non riuscivo a trovare la concentrazione. Oggi social e blog stanno sopperendo alla scomparsa delle riviste cartacee e giovani artisti come Zerocalcare e Matteo Bussola hanno cominciato proprio in rete, riuscendo a trovare l’editore».
Ogni tanto torna sui social e si fa notare
«Ho postato un’immagine in occasione dell’anniversario del G8 di Genova che considero una vera catastrofe etica. E anche per gli incendi in Sardegna. Realizzo un’immagine e la posto, recuperando il ruolo pubblico».
È importante?
«Un disegnatore non deve essere un apolide ma rivendicare un ruolo sociale».
La letteratura dev’essere sociale?
«Fa riflettere che il cinema e l’arte erotica siano scomparsi e intanto letteratura, cinema e tv continuano a raccontare fatti di sangue. Non vedo come ciò possa aiutarci debellare la violenza dalla società».
Manara, in questa società c’è spazio per l’avventura?
«Non particolarmente, ho l’impressione che ci preferiscano calmi e addomesticati».
A metà ottobre ci sarà il super Green pass. Cosa ne pensa?
«I governi devono governare e io mi faccio il Green pass. Abbiamo dieci milioni di non vaccinati e non possiamo permetterci di ritornare a mille morti al giorno».