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 2021  settembre 16 Giovedì calendario

Raymond Leo Burk, il cardinale negazionista

Non è più attaccato a un respiratore ed è uscito della terapia intensiva, ma se l’è vista brutta. Quando Francesco ha parlato di un cardinale negazionista ricoverato con il virus, il riferimento è apparso trasparente. Il porporato ultraconservatore americano Raymond Leo Burke, 73 anni, non era il primo cardinale ad ammalarsi di Covid in modo grave. Però a Ferragosto la notizia del ricovero in ospedale nel suo Wisconsin, annunciata nel suo stesso profilo su Twitter, aveva fatto molto rumore per via delle posizioni quantomeno scettiche che il cardinale aveva più volte manifestato durante la pandemia. Si diffondevano immagini mentre girava per Roma senza mascherina, ma col rosario. Chi gli è vicino non accetta la fama di negazionista che lo accompagna. Però, certo, le sue posizioni erano in tutto analoghe a quelle ricorrenti nella destra americana, non solo sul Covid del resto (in tema di aborto, deciso a negare la comunione a Biden, definì i democratici «il partito della morte»). Durante un convegno, a maggio dell’anno scorso, aveva detto che «la vaccinazione non può essere imposta in modo totalitario ai cittadini». E citato il sospetto di quelli che paventano «una sorta di microchip che deve essere posto sotto la pelle di ogni persona, in modo che in qualsiasi momento possa essere controllata dallo Stato in merito alla salute e altre questioni che possiamo solo immaginare». In ogni caso, aveva aggiunto, «deve essere chiaro che non è mai moralmente giustificato sviluppare vaccini tramite l’uso di linee cellulari di feti abortiti», riproponendo un’obiezione smentita dalla stessa Congregazione per la Dottrina della fede. Il tutto mentre Francesco, che si è subito vaccinato (prima dose 13 gennaio, richiamo 3 febbraio), ha più volte ripetuto che «vaccinarsi è un atto di amore per se stessi e per tutti». Non che fosse il primo disaccordo. In questi anni, il cardinale Burke si è distinto come il più tenace oppositore di Francesco, tra i cardinali. Nel 2016 fu tra i firmatari dei Dubia contro le aperture di Bergoglio sui divorziati e risposati e sosteneva un «atto formale» per «correggere il Papa».