Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  agosto 28 Sabato calendario

Nessuno sa dove sia Haibatullah, il leader dei talebani

Il leader dei credenti Haibatullah Akhundzada, ovvero il capo supremo dei talebani, non ha dato segno di vita da quando i talebani hanno preso Kabul. Le voci su una sua morte, o una sua “detenzione” da parte dei servizi pachistani, si moltiplicano. I talebani continuano a dire che arriverà presto in Afghanistan, ma c’è qualcosa che non quadra con la leadership dei talebani.Per Haibatullah, che è stato l’oggetto di almeno un tentativo di omicidio, è comprensibile che farsi vivo a Kabul sia prematuro. Ci sono migliaia di ex forze speciali, commando ed altri che si sono dileguati quando i talebani sono entrati a Kabul, con le loro armi. C’è anche lo Stato Islamico, che è ancora in guerra con i talebani, come ha dimostrato il feroce attacco a Kabul. È chiaro, tuttavia, che ci si sarebbe aspettati un intervento di Haibatullah per celebrare la vittoria dei talebani: un video non avrebbe messo in pericolo il leader!
Voci sulla morte di Haibatullah si sono susseguite nel corso degli ultimi 16 mesi, da quando ha contratto il Covid-19 in una forma grave ed è stato poi ospedalizzato in Pakistan. Per l’estate del 2020 fonti dei talebani indicavano che Haibatullah aveva ripreso a partecipare agli incontri della leadership. Le voci di una sua presunta morte sono riprese di recente, prima per via del basso profilo da lui tenuto anche negli incontri interni tra leader dei talebani, e poi a causa della sua assenza nelle celebrazioni della vittoria. Alcune voci lo danno persino detenuto dai servizi pachistani, che cercherebbero di assicurarsi la conformità dei talebani con le loro richieste.
La “scomparsa” di Haibatullah risalta ancora di più perché la vittoria è arrivata più rapidamente del previsto e in modalità inattese. Nei mesi passati la Shura di Quetta aveva lavorato assiduamente per assicurarsi che la vittoria finale (ovvero la conquista di Kabul) fosse “sua”, ovvero che le sue forze vi entrassero per prime. Probabilmente non è un caso che i talebani dell’est, numerosi e ben posizionati strategicamente rispetto alla capitale, siano stati gli ultimi a ricevere l’ordine di andare all’offensiva. Sembrerebbe che nei piani della leadership (composta quasi esclusivamente di talebani del sud) le forze dei talebani avrebbero dovuto avanzare verso Kabul dal sud, mentre la leadership politica cercava di varare il governo ad interim che l’inviato speciale Usa Khalilzad aveva accettato di sponsorizzare. I talebani dell’est e del sud-est, che da sempre rivendicano una rappresentanza al centro più adeguata al loro effettivo contributo alla “jihad”, sono stati autorizzati ad attaccare le posizioni delle forze armate solamente in luglio, quasi due mesi dopo gli altri talebani. Ci potrebbero essere varie ragioni per questo ritardo, ma una potrebbe essere di permettere alle forze del sud di porsi in una posizione dominante attorno a Kabul.
Mentre i talebani sono nati nel sud, oggi i talebani meridionali non rappresentano più la maggioranza dei talebani. A livello della leadership, tuttavia, i “meridionali” sono ancora la netta maggioranza, tanto più quanto più ci si muove verso l’alto. In questo contesto, è chiaro che giustificare questa predominanza meridionale diventa sempre più difficile, specie se a prendere Kabul è stato qualcun altro.
La leadership in passato ha cercato di risolvere il problema impedendo l’emergere di una forte leadership tra i talebani dell’est, che potesse coordinarli nella ricerca di una maggiore rappresentanza al centro. Nel 2009-15 la Shura di Peshawar dei talebani aveva assunto tale ruolo ed era arrivata a competere con la Shura di Quetta. Mentre Quetta continuava a rifiutarsi di integrare un maggior numero di “orientali” nei propri organi dirigenti, Peshawar affrontava il problema creando una struttura parallela, con finanze autonome, e costringendo Quetta a coinvolgere Peshawar in tutti processi decisionali importanti. Alla fine, Quetta riuscì a distruggere il potere della Shura di Peshawar, convincendo i donatori esteri (pachistani, sauditi e cinesi) ad abbandonarla. Il risultato è stato che i talebani dell’est si sono nuovamente frammentati in una miriade di fronti scarsamente coordinati tra loro.
Nondimeno, i “meridionali” non sono riusciti a risolvere completamente il problema. Gli Haqqani, tradizionalmente per lo più confinati al sud-est, hanno cominciato ad estendere la loro influenza all’est, assumendo anche diretto controllo di alcuni fronti locali. Gradualmente, gli Haqqani hanno cominciato ad assumere sempre più un ruolo di rappresentanza per i talebani dell’est, probabilmente incoraggiati dei servizi pachistani, che hanno un cattivo rapporto con i talebani “moderati”, tipicamente “meridionali”, quali Mullah Baradar e il figlio di Mullah Omar, Mullah Yaqub.
La competizione tra talebani del sud e talebani dell’est, in cui si inseriscono in ruoli minori anche i talebani tagiki del nord-est e quelli uzbeki del nord-ovest, crea una situazione dove Haibatullah sarebbe chiamato ad esercitare il suo ruolo di leader e a mediare tra le diverse fazioni. I “meridionali” sono almeno riusciti a far entrare le proprie forze a Kabul e a portarvi Baradar, che per alcuni giorni è sembrato bloccato a Kandahar. Mullah Shirin, un altro membro della vecchia guardia “meridiona-le”, è stato nominato governatore di Kabul. Haibatullah potrebbe star agendo per sbrogliare la matassa di rivalità interne ai talebani; se è così, è stato molto discreto perché non è emerso nessun segno di un qualche suo intervento. Chiaramente, se Haibatullah è vivo ed attivo, non è comunque un leader che può imporsi e dettare la linea. Invece, deve mediare e convincere.