la Repubblica, 12 agosto 2021
Successi e flop di Fabio Barchiesi, il fisioterapista ai vertici di Cdp
La straordinaria ascesa di Fabio Barchiesi – l’ex fisioterapista del generone romano, da qualche settimana stimato manager nello staff dell’amministratore delegato di Cassa Depositi e prestiti – è stata per l’intera giornata di ieri l’oggetto preferito delle discussioni della Roma dei palazzi. Perché, a seconda della prospettiva dalla quale la si guarda, la sua storia assume caratteristiche diverse, seppur compatibili: è il sogno americano, il ragazzo di talento che lavorando studia e riesce a scalare con merito fino ad arrivare nel cuore del potere del Paese. Ma può essere anche la fotografia di una certa Roma: Villa Stuart, i circoli sul Tevere, la laurea all’università telematica, le feste alla villa di Sabaudia di Giovanni Malagò, le relazioni con la politica e con i palazzi. Fino ad arrivare a Cassa depositi e prestiti.
Per capire, è necessario però attenersi ai fatti. E ricostruire così la storia del dottor Barchiesi, secondo i documenti ufficiali. Diploma di laurea alla Sapienza in Fisioterapia, comincia la sua carriera a Villa Stuart dove incontra per la prima volta il presidente del Coni, Malagò.
Un incontro che gli cambierà la vita. Come lo stesso Malagò raccontava ieri – al cellulare dalla sua barca, dove ha cominciato a smaltire la gioia e il trionfo di Tokyo – a chi gli chiedeva notizie, a presentarglielo fu, dopo un infortunio, il professor Mariani, il luminare del ginocchio. «Mi disse che era il più bravo, ed effettivamente lo era». Malagò lo consigliò così a una serie di amici ma immediatamente riconobbe in Barchiesi un altro tipo di talento: guardava oltre, era un manager. «Ma che fisioterapista, sono anni che fa un altro mestiere» spiega Malagò. Effettivamente nel 2015 quando si apre una posizione all’Istituto di medicina dello Sport (che dipendeva dal Coni servizi e dunque da Malagò che ne era presidente), lo porta come responsabile «Business e Development». La carriera è fulminea nel 2017 è direttore organizzazione. Il 14 dicembre di quell’anno la svolta: il cda, guidato da Malagò, nomina Barchiesi dirigente. I titoli erano quelli giusti: aveva conseguito la laurea in Economia all’università telematica Unicusano e preso una cattedra, a contratto, alla Link, l’università di Vincenzo Scotti. Importante, visto il curriculum, era anche lo stipendio: 182mila euro tra parte fissa (140) e variabile (42).
Sin dal suo ingresso in Coni servizi Barchiesi di fatto – questo spiega nel suo curriculum – ha guidato Coni Sport Lab, il vecchio istituto di Medicina dello Sport. Qui, racconta di sé, «gestisce le funzioni Risorse Umane e Organizzazione, Amministrazione e Controllo di Gestione, Business Development, nonché i professionisti esterni appartenenti alle diverse specializzazioni». In realtà la società ha un solo dipendente, lui. E molti professionisti esterni come collaboratori. Come hanno spiegato da Cdp, Barchiesi viene scelto proprio «per la sua esperienza di manager che gli ha consentito di maturare solide competenze: come direttore ha permesso alla struttura – spiegano ancora – un grande incremento di fatturato e abbassamento dei costi».
I bilanci degli ultimi anni non sono stati però eccellenti. A oggi la perdita annua di Coni Sport Lab è di un milione e mezzo di euro, con una sofferenza proprio «delle prestazioni mediche erogate a terzi». Si dirà, è il Covid. Ma anche l’anno precedente non era andata meglio con una riduzione dell’11 per cento rispetto al 2018. Dove sono, quindi, quei grandi risultati che lo hanno portato nello staff dell’amministratore di Cassa depositi e prestiti? Repubblicaha cercato Barchiesi ancora ieri per tutta la giornata, senza ottenere risposta. Fonti di Cdp spiegano però che «i bilanci vanno letti in maniera un po’ diversa: pur non essendoci dati pubblici, Coni sport Lab è divisa in tre divisioni. Gran parte del debito è frutto delle prestazioni che il Coni non paga ( ndr,è questo è vero): la divisione di cui Barchiesi curava direttamente è invece in utile». Il riferimento è agli accordi con i pazienti esterni – dalla Roma, agli arbitri, passando per la stessa Luiss, Barchiesi ha fatto accordi con tutti – che rappresenterebbero un capitolo in attivo, seppur con un giro di affari non enorme. Un milione e mezzo di euro all’incirca. Un bel salto, per Barchiesi: oggi lavora nello staff dell’amministratore di un’azienda che ha come utile netto 2,8 miliardi di euro.