la Repubblica, 6 agosto 2021
Il tuffo di Hongchan, 14 anni, oro olimpico
Ha toccato l’acqua più sporca della terra per potersi pulire dal fango. Suo papà la portava al lavoro con sé nelle risaie e a fine giornata la immergeva nelle rogge tra i campi perché gli scoli non arrivavano a casa. Prima ha imparato a nuotare, poi a restare sotto in apnea e infine a tuffarsi per gioco con il fratello. Da sette anni non ha più smesso e ieri Hongchan Quan, a 14 anni e 130 giorni, ha toccato anche l’acqua più splendente del mondo. Con il punteggio più alto nella storia delle Olimpiadi ha vinto la medaglia d’oro nei tuffi dalla piattaforma da 10 metri.
Nel Guangdong, dove è nata, tutti adesso esaltano la “piccola perla di fiume” capace di strabiliare il pianeta con tre tuffi su cinque oltre la perfezione degli altri due da 95,70. «Per curare mia mamma servono soldi – si è giustificata dopo il trionfo – anch’io devo guadagnare e mandare a casa il necessario».
Quan è cresciuta lungo il delta del Fiume delle Perle, oggi più inquinato di una discarica, a sud-est di Macao. Fino a ieri nemmeno a Pechino, 2156 chilometri più a nord, qualcuno sapeva chi fosse. Non è solo l’atleta più giovane della sua nazionale a Tokyo 2020: non era mai uscita dalla Cina e mai aveva partecipato ad una gara internazionale. Quando è salita sulla piattaforma, uno scricciolo alto 143 centimetri, le avversarie non hanno badato a lei. Poi però è accaduto il prodigio. Tre tuffi consecutivi da 96 punti: triplo salto mortale e mezzo ritornato raggruppato; verticale con doppio salto mortale all’indietro con un avvitamento e mezzo; doppio salto mortale e mezzo all’indietro con un avvitamento e mezzo. A prenderla sul serio hanno provveduto i giudici dei Giochi, che mai avevano assistito ad uno spettacolo simile.
C’è sempre una prima volta: il punteggio finale ad esempio, 466,20. Per farsi un’idea: Yuxi Chen, connazionale medaglia d’argento, si è fermata a 425,40. Il bronzo Melissa Wu, australiana di padre cinese, non è andata oltre 371,40 pur essendo salita sul podio di Pechino 2008 nel sincronizzato dalla piattaforma. Umiliate le altre: quando nella notte si alza la luna, anche le stelle sbiadiscono. «Non credo di essere una magia del cielo – ha detto la piccola Quan portata in trionfo dal suo allenatore – non sono poi così straordinaria e non vado nemmeno tanto bene a scuola. In questo momento nella mia testa c’è il vuoto e ho solo voglia di mangiare un sacco di cose buone, a partire dai La-Tiao (snack di glutine piccante fritto ndr ) ». Un’esibizione forse irripetibile per difficoltà, naturalezza e precisione. Ora anche le autorità della Città Proibita conoscono il tesoro del contadino del Guangdong che sette anni fa ha chiesto alla figlia di tuffarsi nel vuoto per salvare la madre malata: Quan è il secondo oro olimpico dei tuffi più precoce di sempre dopo Fu Mingxia (tredicenne a Barcellona 1992) e gli yuan necessari per costruire la “nuova Mulan” del partito, capace di superare ogni straniero, sono già stati stanziati.
Grazie ai suoi voli la Cina è infatti sempre più sola in testa al medagliere dei Giochi: Usa e Giappone si staccano e il Dragone ha divorato anche il quarto oro olimpico consecutivo nella piattaforma femminile. Ultima sconfitta nel 2004 ad Atene per colpa dell’australiana Michell-Newbery, ormai preistoria. Inutile chiedersi il segreto di un simile dominio: fame, disciplina, ossessione per l’eccellenza, sacrificio, paura di rovinare i funzionari che ti hanno proiettata tra le lanterne rosse di Shenzen, l’orgoglio nazionale alimentato da Xi Jinping. Su tutto prevale però la complessità rarissima del talento che fa diventare grandi a cominciare da piccoli. «Oggi ero solo un po’ nervosa – ha detto alla fine Hongchan – ma non tanto, solo pochino». Nessuno l’aveva mai vista, tutto il mondo non vede l’ora di rivederla.