la Repubblica, 6 agosto 2021
Biografia di Massimo Stano
«Watashi wa Olympic champion desu!». La 20 km di marcia è finita da pochi secondi. Il vincitore alza gli occhi al cielo e – nel paese del Sol Levante se lo aspettavano tutti – lancia felice il suo urlo di vittoria in giapponese («Sono il campione olimpico!»). Unico problema, a gridare al cielo di Sapporo non è uno degli atleti di casa, grandi favoriti della vigilia, ma l’oro che non ti aspetti: Massimo Stano, pugliese di Palo del Colle, 29 anni. L’azzurro ha lasciato sfogare i rivali al via. Poi li ha recuperati uno a uno, prendendo il comando a tre quarti di gara. Al 18° chilometro, quando tutti pensavano crollasse, si è tolto il cappellino come Marco Pantani. «C’era tantissimo caldo – racconta —. Ma per me più sono estreme le condizioni meglio è». Ha staccato i cinesi, si è lasciato alle spalle i due giapponesi – gli ultimi a cedere – Koki Ikeda e Toshikazu Yamanishi, argento e bronzo. E ha tagliato la linea d’arrivo festeggiando con il pollice in bocca: «Questa vittoria è per mia figlia Sophie che ha sei mesi e per mia moglie Fatima». Lei è Fatima Lotfi, ex siepista, poi passata alla marcia, di origini marocchine, cresciuta a Varese. «Sono diventato musulmano per amore, per stare con lei – spiega il marciatore azzurro –. Il Ramadan? Con la mente puoi fare grandi cose, basta crederci».
Vale anche per l’atletica e per la marcia: «La mia è una vittoria di testa», dice Stano subito dopo il traguardo, avvolto in un tricolore con su scritto “Gold medal”, regalo dei ragazzi di una scuola di Tokorozawa («avevano visto lontano…») dove la squadra italiana di marcia è stata in ritiro due anni fa per provare le condizioni meteo proibitive del Giappone in agosto. «Alla partenza non avevo ottime sensazioni – racconta il programmatore informatico – non mi sembrava di avere i ritmi nelle gambe». E a quel punto «ho cominciato a ingannare il cervello». Come? «Non voglio sembrare spocchioso ma ho iniziato a ripetermi quello che mi dico per auto- convincermi da due mesi: sei il più forte, sei il più forte». Il palmarès e i tempi, lo sa anche lui, raccontavano un’altra storia: «Il cinese Wang aveva appena sfiorato il record del mondo, i due giapponesi viaggiavano regolari su ritmi per me proibitivi, io nelle gare internazionali non avevo mai vinto», ammette. Ma il massaggio all’autostima ha funzionato. «Anche perché a Sapporo ho esorcizzato l’incubo-paletta – ride –. Vedevo i giudici alzarla per “ammonire” o squalificare quelli che mi stavano attorno, ma non me. La marcia è così, a volte prende e a volte dà. E quando nel finale ho alzato il ritmo, sapevo che gli altri non potevano più rischiare per timore del cartellino rosso». Un oro nel giorno in cui l’Italia porta a casa cinque medaglie: sono 35 totali, a una dal record. I giapponesi, alla fine, hanno digerito la mezza sconfitta e applaudito l’italiano che parla la loro lingua. Un po’ per quel «Watashi wa Olympic champion desu!» finale, un po’ per l’inchino di Stano a Ikeda subito dopo il traguardo: «Amo i manga, gli anime, One Piece è il mio favorito e il Giappone è la mia seconda patria – dice il marciatore azzurro –. Questo Paese mi ha insegnato il rispetto. E l’avversario, un metro dopo l’arrivo, diventa un amico».A dargli una botta d’energia alla vigilia sono state anche le vittorie di Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs. «L’avevo detto a tutti senza troppa scaramanzia – rivela —: non c’è due senza tre. Gimbo me l’aspettavo, è un grande. Ma Jacobs no. E ho detto: se c’è riuscito lui, perché non devo riuscirci io?». Alla fine comunque, a furia di ripeterselo, il più forte sul traguardo di Odori Park a Sapporo è stato davvero lui. E la gloriosa tradizione della marcia italiana, malgrado l’assenza di Schwazer («preferisco non commentare» dice diplomatico Stano), continua.«Otto mesi fa non avrei mai immaginato di essere qui», racconta l’oro olimpico. Prima una microfrattura alla tibia l’ha tenuto ai box a lungo a inizio 2021. Poi, 45 giorni fa, un’infiammazione all’inserzione del bicipite. «Ma non mi sono pianto addosso – spiega lui –. Quello che manca al fisico, ho pensato, te lo deve dare la testa».
Il futuro di Stano adesso è sereno come il cielo di Sapporo che in questa dolcissima serata tricolore ha già dimenticato le nubi e la pioggia della mattina. Il primo appuntamento è quello con la premiazione allo stadio Olimpico di Tokyo. Poi il ritorno da moglie e figlia. «Finalmente potrò aiutare un po’ in casa anche io. Finora tra ritiri e allenamenti facevo solo quello che potevo. E ho dovuto spostarmi di stanza da letto per potere riposare e allenarmi. Appena rientro, finalmente, torneremo a dormire tutti e tre assieme». Con la medaglia d’oro di Sapporo in bella vista sul comodino.