La Stampa, 5 agosto 2021
Denise, 29 anni, prima bagnina di Rimini
Camminando sulla spiaggia di Rimini abitata dai fantasmi dei Vitelloni e dall’eco delle gesta dei bagnini-playboy del secolo scorso, la vista di una ragazza appostata in cima a una torretta, con la divisa rossa, il fischietto e il pattino adagiato a pochi metri per uscire in mare in caso di bagnanti in pericolo, contraddice come un segno dei tempi lo stereotipo del bagnino maschio sciupafemmine, icona dell’immaginario della Riviera.
Lei, la prima ragazza a essersi guadagnata un posto in prima linea sulla battigia di Rimini in un mestiere da uomini, a oggi l’unica vera titolare di un ruolo del genere in questo tratto di costa a parte una collega, che però sostituisce chi si assenta dal lavoro, si chiama Denise Martinini, ha 29 anni e anche suo padre è un bagnino, tuttora in attività nella vicina Riccione.
«È stato il mio babbo a trasmettermi la passione per il salvataggio – racconta Denise dietro gli occhiali da sole, lo sguardo attento puntato sul tratto di mare di sua competenza, davanti al bagno Turquoise -. Mi ha insegnato lui a stare in acqua e a nuotare». La scelta di mettersi a fare la bagnina risale al 2018, quando si trovava all’estero e pensava a cosa fare in estate, lei che durante «la stagione», come la chiamano qui, ha sempre lavorato dall’età di 16 anni, nei parchi di divertimento come nei bagni, alle prese con ombrelloni e lettini da sistemare: «Venivo da un periodo di tre-quattro anni trascorsi in Australia, dove ho lavorato e studiato, e mi sono messa in testa che dovevo assolutamente fare qualcosa al mare, così mi sono iscritta al corso e a maggio di quell’anno ho preso il brevetto da bagnina».
E così Denise si è ritrovata sulla torretta, a riprendere i bagnanti imprudenti sgolandosi al fischietto quando tenevano comportamenti incauti perché «prevenire fischiando anche dieci volte è sempre meglio che dover uscire a ripescare qualcuno…». In un ambiente così maschile, i primi pregiudizi da vincere erano quelli dei colleghi: «È un lavoro duro fisicamente, il “moscone” pesa cento chili e quando devi uscire col mare mosso ti guardano con l’aria di chiedersi “è una donna, ce la fa? Non ce la fa?”, ma in realtà non è tanto questione di forza, quanto di tecnica, e devi riuscire a dimostrarlo. Agli allenamenti che facciamo insieme ho fatto vedere ai colleghi cosa sapevo fare». Dice Denise che all’inizio erano superficiali, diffidenti: «Ma questa si ribalta col moscone? Pensavano. Ma li ho convinti». I bagnanti invece la guardano con stupore, mentre le signore commentano compiaciute: «Finalmente una donna». C’è qualche maschio che ci prova, rovesciando il cliché del bagnino seduttore, porgendo rapide avance camminando sulla battigia, ma niente di più e niente di particolarmente molesto.
Dal suo punto d’osservazione, Denise ha visto le estati pre-Covid e i mutamenti impressi dalla pandemia, con l’impressione che niente, forse, sarà più come prima: «Nell’estate dell’anno scorso sembrava di essere all’inizio degli Anni 2000, c’era tantissima gente in spiaggia, molta di più di quest’anno. Ci sono cambiamenti evidenti, come quelli che vedo andare a fare il bagno con la mascherina… La gente fa quello che le dicono di fare, obbedisce, e appare completamente soggiogata dalle paure». In tutto questo, la bagnina riminese è sicura del fatto suo: «Zero problemi, mentre è motivo di vero orgoglio per me lavorare fianco a fianco con gente che ha venti-trent’anni di esperienza in questo mestiere».
I colleghi maschi, il 99% degli addetti al salvataggio della costa, secondo la sua valutazione non rientrano più tanto nello stereotipo del playboy romagnolo da spiaggia: «È qualcosa che non ho mai avvertito, e poi molti colleghi sono sposati, ma qualcuno più giovane e attento alle ragazze c’è».
In questa strana estate che doveva segnare il grande ritorno dei vacanzieri, il panorama della prima domenica d’agosto, all’indomani della Notte Rosa per di più, vede le spiagge semivuote e un lettino occupato su tre, situazione che migliora nel pomeriggio senza cancellare la sensazione che i pienoni delle annate normali siano un lontano ricordo. Denise osserva che in spiaggia si respira comunque un clima rilassato: «Si vive un’atmosfera diversa rispetto alla vita a soli duecento metri da qui, dove finisce la sabbia. La gente qui non ha paura di toccare quello di fianco e si sente libera di muoversi».
L’ospitalità organizzata che ha fatto di Rimini una capitale italiana delle vacanze, del resto, facilita le cose: a ridosso delle cabine si gioca a beach-volley e i ristoranti dei bagni servono fritture di pesce e spaghetti alle vongole. Denise osserva, apparentemente è la Riviera di sempre, ma l’angoscia da pandemia qualche traccia l’ha lasciata, sotto un lieve spessore di quieta normalità.
Fa il suo lavoro con orgoglio, accresciuto dalla consapevolezza di essersi guadagnata il suo posto di controllo su quello spicchio di mare, pari a pari com i colleghi, i bagnini maschi: «È un lavoro in cui non si smette mai di imparare e sono onorata di poter contare su colleghi con decenni di esperienza che mi spronano sempre a migliorare. Siamo una squadra, una famiglia e la passione per il mare è il nostro punto in comune. È quasi una vocazione. Quando indossiamo quella maglietta rossa, indossiamo la vita della gente».